Alcuni giorni fa a Milano si è tenuta una riunione di Blackrock leader mondiale nel settore degli investimenti. Durante la riunione si è parlato della preoccupazione del colosso americano per la vittoria di Donald Trump e per le eventuali conseguenza su tutto il territorio europeo. A destare preoccupazione al mondo dell’alta finanza per lo più è il possibile salto di qualità dei movimenti anti-globalizzazione. Sono saltate alle cronache soprattutto alcune parole dette durante la riunione che riguardano il Referendum italiano voluto da Renzi e la possibile vittoria del no.

Per Blackrock sia il centro destra che il centro sinistra italiano negli ultimi 11 anni non hanno rappresentato un problema in quanto a detta loro, entrambi si sono mossi in un'unica direzione senza grandi differenze.

I nuovi movimenti anti-globalizzazione preoccupano la finanza

La riunione di Blackrock era chiusa ai giornalisti ma grazie ad una fonte della trasmissione La Gabbia, che ha ripreso tutto quello che si è detto, queste informazioni sono arrivate alla stampa italiana. I nuovi movimenti come il M5S e il nuovo vento politico che soffia sull'Occidente rappresentano un rischio, parole dette da un rappresentate del gigante della finanza internazionale. Se uno di questi movimenti in Europa arriva a governare rappresenta un rischio non indifferente per i loro investimenti.

Blackrock si schiera dalla parte del Sì al Referendum Costituzionale

Blackrock si è schierata pubblicamente al Sì al Referendum che si voterà il 4 dicembre in Italia. Ma cosa ha da guadagnare dal Sì al referendum? Ricordiamo che Blackrock ha un potere finanziario pari a 4.600 miliardi di dollari, superiore e non di poco al prodotto interno lordo tedesco.

In Italia ha investito 53 miliardi di euro per lo più in società di telecomunicazioni e in settori che controllano il risparmio italiano. Tra questi investimenti si trova Terna, società quotata in borsa e che ha il monopolio delle reti elettriche. Le entrate della società sono sicure perché arrivano grazie alle nostre bollette e garantiscono alti guadagni a tutti i suoi azionisti.

La Riforma Costituzionale sposta dalle regioni al Governo centrale le competenze che riguardano trasporto, energie e infrastrutture. Ecco dunque spiegato perché la nuova Riforma piace all'alta finanza: i sindaci, le regioni o i cittadini in questo modo non possono più contrastare la costruzione di una grande opera che sia un gasdotto o una centrale elettrica o trivellazioni. Tutto il potere decisionale passa allo Stato.