Il quotidiano Repubblica.it racconta la storia di Sabina Beretta, una scienziata italiana che oggi dirige la più grande e importante "banca dei cervelli" del mondo, l' "harvard Brain tissue resource center". Si tratta di un mega laboratorio ospitato nel McLean Hospital di Boston dove sono conservati oltre 3 mila cervelli umani, che vengono catalogati e forniti ai laboratori e alle università di tutto il mondo, dove vengono studiati. Oggi ha 56 anni, ed è partita per gli Stati Uniti quando ne aveva 29, dopo aver vinto una borsa di studio presso il prestigioso Mit di Boston.
Prima di emigrare aveva fatto domanda per lavorare all'università come custode, ma non ottenne il posto di lavoro.
La partenza per gli Stati Uniti
La scienziata racconta che le sarebbe piaciuto svolgere la sua professione in Italia, ma il nostro paese non le offriva alcuna prospettiva. "Dopo anni di lavoro come ricercatrice senza una retribuzione, l'unico modo per entrare a lavoro all'università sembrava quello di fare la custode" - racconta alla giornalista Anna Lombardi - ma quando non riuscì a conseguire nemmeno quel posto decise di cercare fortuna all'estero, e ci è rimasta.
Dall'Italia ad Harvard
La ricercatrice studiava gli effetti della schizofrenia sul cervello, e così decise di andare a bussare alla porta di Harvard, dove c'è la banca dei cervelli più grande del mondo, che oggi dirige.
Riuscì ad entrare a lavoro come collaboratrice della direttrice, e da li è riuscita a fare carriera. Prima è diventata una scienziata indipendente, con tanto di finanziamenti e staff a disposizione, ed in seguito quando la direttrice è andata in pensione ha preso il suo posto. Oggi coordina uno staff di diciassette ricercatori, che studiano gli effetti sul cervello delle malattie mentali.
Le malattie modificano il cervello
Tutte le patologie che riguardano il cervello lo modificano fisicamente. In alcuni casi i segni sono visibili - per esempio i malati di Alzheimer, la cui corteccia celebrale è atrofizzata - ma anche la depressione, seppure le alterazioni sono visibili solo mediante un microscopio. Ogni anno il centro riceve 150 nuovi cervelli, da parte di persone che decidono di metterlo a disposizione della Scienza. Cervelli di persone colpite da malattie che riguardano il cervello, ma anche da parte di persone sane, necessari per rilevare le differenze rispetto a quelli malati.