Stavolta gli Stati Uniti sembrano averla combinata grossa e quanto accaduto fa salire nuovamente la tensione tra le due superpotenze. Nella serata del 18 giugno, un jet dell'aviazione siriana è stato abbattuto da un caccia statunitense nei cieli di Tabqa, a sud della provincia di Raqqa. Il comando a stelle e strisce si è difeso, dichiarando che l'aereo aveva bombardato obiettivi pericolosamente vicini alle Forze Democratiche Siriane, le milizie curde coordinate da Washington nell'azione militare verso la principale roccaforte dell'Isis. Pertanto, l'abbattimento del velivolo sarebbe avvenuto "nel rispetto delle regole di difesa della coalizione".

Ma l'areo siriano colpito a Tabqa, oltre a scatenare la reazione di Damasco, ha messo di traverso il Cremlino che ha risposto con una forte contromossa. Dal 19 giugno è infatti sospeso il noto memorandum con la coalizione a guida USA, l'accordo stipulato nel 2015 per prevenire incidenti aerei nei cieli siriani.

La durissima reazione russa

Mosca ha ufficialmente annunciato che la cooperazione con gli americani relativa alle operazioni in Siria è terminata. "Qualunque velivolo nei cieli ad ovest dell'Eufrate, sia esso un drone o un jet, sarà considerato portenzialmente pericoloso e potrebbe essere abbattuto dall'aviazione russa o dalla contraerea". La nota del ministero della Difesa è una chiara minaccia; dal canto suo il ministro degli esteri, Sergej Lavrov, ha cercato di stemperare la tensione così come si addice al suo ruolo di capo della diplomazia.

"Bisogna evitare azioni unilaterali - ha detto - e rispettare la sovranità della Siria. Invito tutti ad unirsi al nostro lavoro congiunto con il governo di Damasco". Di questo ed altro, nell'ambito di rapporti quantomai problematici tra Washington e Mosca, si dovrebbe discutere il prossimo 23 giugno a San Pietroburgo. L'agenzia Interfax ha infatti reso noto che, alla data citata, il vice ministro degli esteri del Cremlino, Sergej Ryabkov, incontrerà il sottosegretario americano Thomas Shannon.

Gli USA non hanno avvisato Mosca dell'azione

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha ovviamente protestato con estrema durezza nei confronti del comando USA. "Si tratta di un'aggressione che mostra senza mezzi termini la reale posizione degli Stati Uniti in sostegno dei terroristi", è stato il commento dalla capitale siriana.

Il Cremlino si muove naturalmente con maggiore cautela, ma secondo il vice ministro Ryabkov, "l'abbattimento del jet siriano è un nuovo passo verso una pericolosa escalation e rappresenta una violazione palese della sovranità siriana". In più, secondo la versione di Mosca, gli Stati Uniti non hanno usato il consueto canale con i russi per comunicare l'azione. "Le azioni belliche dell'aviazione americana sono presentate come lotta al terrorismo, ma sono dirette verso le forze armate di un Paese membro dell'ONU. Quanto accaduto è un'aggressione bellica nei confronti della Repubblica Araba Siriana", hanno concluso da Mosca.