Una punizione raccapricciante a una mamma "infedele", rapita e tenuta come schiava del sesso dai miliziani dell'Isis. I jihadisti hanno cucinato il figlio di un anno e lo hanno dato in pasto alla donna che, ovviamente, era ignara di ciò che stava mangiando. Il racconto choc è stato riportato a una televisione egiziana da Vian Dakhill, parlamentare e attivista irachena, che già aveva denunciato al mondo le torture subite da donne e ragazze yazide - etnia a cui la politica appartiene - rapite dall'Isis e utilizzate come schiave del sesso nei territori da loro controllati in Medio Oriente.

Il racconto choc della parlamentare irachena

Vian Dakhill, deputata irachena, unica rappresentante dell'etnia yazida, che da anni denuncia le violenze che subiscono le donne del suo popolo da parte dell'Isis, nel corso di un'intervista alla tv egiziana "Extra news", ha raccontato in lacrime l'ultima atroce sevizia verso una donna tenuta prigioniera e ridotta a schiava del sesso, che è riuscita a sopravvivere e a scappare. Dopo averla tenuta per tre giorni in isolamento in una cantina al buio senza darle né da bere né da mangiare, le hanno finalmente portato del riso con carne. La prigioniera, affamata, ha mangiato tutto. Quando ha finito il pasto, gli spietati aguzzini le hanno detto che ciò che aveva mangiato erano parti di suo figlio di un anno, fatto a pezzi e cucinato.

Altre indicibili crudeltà

Ma la galleria di orrori di cui sono autori gli estremisti islamici non conosce fine, e si compone di fatti sempre più aberranti. Vian Dakhill ha anche raccontato che gli uomini dell'autoproclamato Califfato hanno catturato e fatto schiave sette sorelle. Di queste, la più giovane, che aveva solo 10 anni, è stata violentata alla presenza della sua famiglia, per essere poi uccisa sotto gli occhi del padre che nulla ha potuto fare per salvarla.

La persecuzione dell'etnia e delle donne yazide

L'etnia yazida, che non è né araba né musulmana, è vittima di persecuzioni da parte dei militanti dell'Isis. Dal 2014, anno in cui sono iniziate le torture, sono state uccise o catturate dai terroristi circa 10 mila persone. Gli estremisti odiano questa etnia, perché non si è mai convertita all'Islam e professa una religione basata su una mescolanza di credenze islamiche e religioni mediorientali, quali l'antica religione persiana dello zoroastrismo, e quella del mitraismo.

Per questa ragione, l'etnia è considerata adoratrice del diavolo, specie le donne.

Da quando nel 2014 l'Isis ha attaccato l'Iraq settentrionale, dove in prevalenza vive la minoranza yazida, e ha occupato la città di Sinjar - solo ora riconquistata dalle forze anti jihadisti - è iniziata una strage di massa, un genocidio secondo l'Onu: gli uomini sono stati uccisi a migliaia, mentre donne e bambine che non hanno voluto convertirsi all'Islam radicale sono state rapite, violentate e ridotte in schiavitù per essere vendute o scambiate. Si calcola che 3 mila donne siano attualmente prigioniere. Nel 2015 sono state scoperte fosse comuni, e si teme che se ne scopriranno ancora molte altre.