Scoperti cinquanta furbetti del cartellino a Piacenza, grazie alle indagini congiunte della polizia municipale e della Guardia di Finanza. Su più di seicento dipendenti, sarebbero una cinquantina quelli scoperti dalle telecamere nascoste piazzate dagli agenti, intenti a timbrare ripetutamente il badge dei colleghi e che poi se la svignavano dal lavoro. Sarebbe poi clamoroso il caso di un dipendente che non solo non si presentava nemmeno, ma che durante l'orario d'ufficio consumava atti libidinosi nella macchina del comune, con una prostituta minorenne.

Molti non andavano a lavorare, ma si facevano saldare regolarmente gli straordinari.

Le indagini

Sono più di cinquecento le pagine dell'indagine della Guardia di Finanza sui furbetti di Piacenza. Di questi trasgressori una quarantina hanno l'obbligo di firma, gli altri restano indagati ma ancora liberi. Per l'impiegato che ha usato l'auto del comune per consumare atti sessuali è scattata la denuncia per violenza sessuale e favoreggiamento della prostituzione. La procura di Piacenza ne ha disposto gli arresti domiciliari. La verifica è partita l'anno scorso a seguito delle lamentele dei residenti.

Nel frattempo a carico del comune Emiliano si susseguono altre inchieste che dovrebbe far luce su alcuni appalti concessi.

Secondo il decreto madia

Il decreto Madia non è riuscito a scoraggiare i malfattori. In altre città è stato efficace, nel capoluogo emiliano, ad esempio, ha portato al licenziamento in tronco di alcuni dipendenti della Regione, sezione beni culturali. I malcapitati rischiano anche il processo penale per truffa e sottrazione di denaro pubblico. Purtroppo le persone investite da questa bufera giudiziaria sono tante e la loro mancanza rischia di collassare il funzionamento della struttura comunale.

Crescente numero di furbetti del cartellino

In questi anni numerosi sono i comuni dove sono stati scoperti i furbetti del cartellino, espressione per indicare i dipendenti di qualsiasi amministrazione colti a disertare il posto di lavoro facendo finta di continuare a lavorare, truccando orari di entrata e di uscita.

Recentemente il fenomeno è diventato così dilagante, sia al nord che al sud del paese, che lo Stato ha dovuto ricorrere ad un decreto per disciplinarne la fine. Le inchieste si sono susseguite scoprendo sempre più malfattori. Il decreto Madia limita i tempi di licenziamento delle persone colte a rubare allo Stato e ne dispone i processi penali immediati.