Il 20 luglio del 2001, esattamente 16 anni fa, moriva a genova Carlo Giuliani, colpito da un colpo partito dalla pistola del carabiniere Mario Placanica, mentre in piazza Alimonda infuriavano gli scontri tra No Global e forze dell’ordine in occasione del G8. Tante le iniziative in ricordo del ragazzo. Tra queste, la celebrazione tenuta proprio nella piazza divenuta simbolo della rivolta contro il liberismo selvaggio a cui partecipa, tra gli altri, l’attore Ascanio Celestini. Significativo è stato anche il gesto compiuto ieri, 19 luglio, dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, il quale, con un atto di estremo coraggio istituzionale, ha bollato come una “catastrofe” la gestione del g8, ammesso la “tortura” consumatasi all’interno della caserma di Bolzaneto e affermato che, se fosse stato al posto dell’allora numero uno della Polizia, Gianni De Gennaro, si sarebbe dimesso.

Parole commentate con l’aggettivo “coraggioso” da Luca Casarini, storico leader delle tute bianche nel 2001, ora in parte imborghesitosi. In questo quadro di riconciliazione stona, dunque, l’intervento di Angelo Vaccarezza, capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Liguria.

Le parole di Vaccarezza contro Giuliani

“Non è un eroe, non lo è mai stato e mai lo sarà”. Con questa frase tagliente e lapidaria il capogruppo del partito berlusconiano in Regione Liguria decide di celebrare il 16° anniversario della morte di Carlo Giuliani. Secondo Vaccarezza, Giuliani non può essere considerato una “vittima del G8” di Genova, ma come una persona che, con il volto coperto da un passamontagna, ha cercato di colpire un membro delle forze dell’ordine con un estintore.

Insomma, quello compiuto da Giuliani fu solo un gesto “assolutamente sbagliato”, compiuto da un ragazzo che “si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Non certo un atto rivoluzionario, quindi.

Giuliani non è un martire

Anche se la sua uccisione deve essere considerata una “tragedia vera”, prosegue Vaccarezza, Giuliani non deve essere assolutamente celebrato come un “martire” perché, appunto, “lui eroe non lo è mai stato, ne mai lo sarà”.

Il politico di Forza Italia prova poi a mettere a confronto il ricordo dei veri servitori dello Stato, come poliziotti e carabinieri, che hanno dato la vita per difenderlo, con l’errore di idolatrare “soggetti che con la storia dei nostri padri nulla hanno a che vedere”, mentre la memoria di quelli che lui considera dei veri eroi viene derisa.

Persone che, a detta di Vaccarezza, “combattono anche per i poveri disgraziati come Giuliani”, che non rispettano le regole, attaccano i poliziotti, ma poi li cercano quando hanno bisogno del loro aiuto. Il berlusconiano, dunque, rifiuta di celebrare la sua memoria in senso positivo, lancia gli hashtag ‘alla Pinochet’ #vivalitalia e #oggicomeieridallapartedipoliziaecarabinieri e respinge la proposta di intitolare un’aula parlamentare al giovane ribelle genovese.