Ora che ha ritrovato la ragione, a sangue freddo, non ha affatto cambiato idea e lo dice candidamente: se li avesse presi, li avrebbe uccisi, anzi per la precisone "macellati" con la sua accetta. Mauro corona, scrittore, scalatore e scultore che vive nel comune di Erto e Casso, in provincia di Pordenone, nella notte tra sabato e domenica è stato svegliato da un frastuono incredibile: il rumore una vetrata che va in frantumi. Quella dello studio bottega dove scrive e scolpisce, fatta a pezzi da teppisti ubriachi. Corona, armato di accetta, li ha inseguiti e li avrebbe uccisi, "massacrati", se non fossero riusciti a scappare.

La furia dello scrittore

Pensavamo che uno scrittore potesse essere armato solo di penna o, in tempi tecnologici, di laptop. Non è il caso del fumantino uomo di montagna Mauro Corona, armato di ascia e pronto a uccidere, anche se per "legittima difesa". L'altra notte ha ricevuto la visita di un gruppo di teppisti in casa sua. Corona abita a Erto e Casso, il paese in provincia di Pordenone devastato il 9 ottobre del 1963 dalla frana del Vajont che causò 2000 morti. Oggi in questo angolo nascosto di mondo, come lo definisce Corona, vivono al più 200 persone. Eppure l'altra notte, forse dopo essere stati a una manifestazione sportiva locale e aver alzato il gomito, tre vandali si sono spinti in casa dello scrittore.

Dormiva Corona quando i tre hanno utilizzato una scultura in bronzo che si trovava di fronte alla sua bottega per infrangere la vetrata. Svegliato dal rumore dei vetri in pezzi e dallo sghignazzare dei teppisti, Corona non ha esitato ad armarsi di un'ascia che ha in casa ed inseguirli. Era a piedi scalzi e non è riuscito ad acciuffarli.

È stata una fortuna per loro, ha dichiarato lo scrittore intervistato da Il Corriere della Sera e La Stampa perché, se li avesse presi, "ci sarebbero stati tre morti, li avrei ammazzati senza pietà".

Non chiamatele 'ragazzate'

Corona, che pure di "bravate" ne ha fatte in gioventù avendo subito 5 processi, 3 per bracconaggio e 2 per ubriachezza molesta e pagato multe per milioni di lire, si indigna.

L'irruzione in casa propria che ha terrorizzato sua moglie e sua figlia non è una ragazzata, ma un atto delinquente e criminale. Non lo preoccupa il danno economico subito, ma la violazione dell'intimità, la vigliaccheria di chi fa queste azioni, giovani "degenerati che non sanno che farsene della loro vita".

Legittima difesa in casa propria

Lo scrittore friulano che si dichiara di sinistra, obietta a chi gli dice che la sua sia stata una reazione da uomo di destra, che la casa è la vita e che, a caldo come a freddo, la sua impostazione è questa: se qualcuno entra in casa sua, viola la sua intimità, prende l'arma che ha disposizione e uccide chicchessia. Caso ha voluto che aveva a portata di mano l'ascia con cui lavora il legno per scolpire.

Il fucile da caccia ereditato da suo padre era sprovvisto di cartucce, altrimenti lo avrebbe usato. Se non fosse stato scalzo, li avrebbe raggiunti e uccisi "senza pietà" e di fronte al giudice non avrebbe cercato attenuanti né avrebbe chiesto lo sconto di un solo giorno di galera.

Un uomo 'diversamente' armato

I carabinieri stanno analizzando i filmati della videosorveglianza: una telecamera potrebbe aver ripreso i vandali proprio nel momento in cui infrangono il vetro con la scultura. Ma Corona è scettico e disilluso: manca la certezza della pena. "Sulla legittima difesa viro a destra", ha detto Corona che non ha denunciato l'accaduto. Si regola altrimenti. Chi invade il suo spazio, rischia: ha il porto d'armi, ma può fare a meno della pistola. È uno scrittore "diversamente" armato: di motoseghe, ma soprattutto di scure taglienti, "di quelle che possono fare molto male". Uomo avvisato.