Trasportava 136 mila tonnellate di petrolio greggio ultraleggero lungo il Mar della Cina, ma è affondata dopo essere entrata in rotta di collisione con un mercantile. La notizia giunge poche ore fa, ma il destino di ‘Sanchi’ – questo il nome ufficiale della petroliera proveniente dall’Iran – è ormai segnato in via definitiva. Il 6 gennaio scorso, infatti, era avvenuto un violento scontro con una nave mercantile, che aveva causato l’arresto di entrambe le navi e il pesante danneggiamento della gigantesca imbarcazione iraniana.

In seguito al forte impatto, inoltre, era anche avvenuta un’esplosione all’interno della nave. Ma da allora, non si era più saputo nulla.

E’ grazie alla rete televisiva inglese Bbc, la quale a sua volta riporta dei comunicati rilasciati dai mass media cinesi, che si può ora dare, a distanza di otto giorni, il triste annuncio. Triste per due motivazioni. Il primo: nessuna speranza per i 29 marinai che, in seguito all’impatto, erano stati dichiarati come dispersi (la collisione aveva impedito alle operazioni di soccorso di trovarli ancora a bordo, mentre tre corpi sono invece stati recuperati). Il secondo: il profondo danno ambientale che un incidente del genere può provocare all’interno del mare causato dalle 136mila tonnellate di greggio rilasciate sulla superficie dell'acqua.

Rischio di gravissimo danno ambientale, morti 29 marinai

Le autorità cinesi hanno dichiarato che non risulta esserci una grossa chiazza e che, dunque, non c’è alcun rischio. Tuttavia è bene notare che si parla di 136 mila tonnellate di petrolio greggio. Per quanto gran parte del contenuto possa essere stato dato in pasto alle fiamme, altrettanto risulta sparso in mare, e il rischio di contaminazione non sembra essere un lontano miraggio. Senza nemmeno contare il fatto che l’aria di quella zona risulta a sua volta deturpata dal petrolio andato in fiamme, contribuendo a inquinare l’atmosfera in maniera ben più pericolosa di qualsiasi normale emissione di scarico.

Le ricerche per i 29 marinai continueranno finché la natura lo permetterà, ossia fino a che sarà possibile perlustrare la zona dove la petroliera risulta essere affondata.

Questo ennesimo incidente, però, fa riflettere su quanto la tecnologia possa e debba necessariamente fare importanti passi avanti per intervenire in maniera celere ed efficace in situazioni simili. E soprattutto, per prevenire eventi del genere fin dove è possibile farlo.