In queste ultime settimane, episodi di brutale violenza si sono susseguiti nel napoletano, riportando i fari dell'opinione pubblica a tracciare i contorni malcelati di ombre che, in realtà, non sono mai scomparse del tutto: le tenebre della violenza minorile, il fenomeno delle baby gang.

Da Arturo a Gaetano, i nomi dei malcapitati si susseguono come rintocchi che scandiscono un requiem da un suono macabro, da un sapore amaro, come se ci fosse un concorso di colpa di cittadini e istituzioni, come se ci fosse stata la possibilità di evitare tutto questo e la strada non si sia percorsa fino in fondo.

A questa triste realtà, tuttavia, non tutti si adeguano. Nel cuore di Scampia sorge la palestra dell'ex olimpionico Gianni Maddaloni, nella quale si presenta un ragazzino amareggiato e titubante che, con testa china, pronuncia queste parole: "O' Maé, ho sbagliato". Il ragazzo ha sbagliato: la settimana prima è stato complice di un vile pestaggio nei confronti di Gaetano, un giovane che a causa di quell'aggressione presso la stazione di Chiaiano ci ha lasciato la milza. Il maestro lo guarda, gli chiede l’autorizzazione per tirargli un sonoro schiaffo, e procede.

I ragazzini Bes e la palestra

Maddaloni tenta, attraverso il lavoro nella sua palestra basato sull'insegnamento del judo, di strappare i ragazzini al fenomeno delle baby gang, una triste realtà diffusa uniformemente in tutto il Paese, e che oggi più che mai sta rivelando il suo volto più brutale nella città partenopea.

Nella palestra dell'olimpionico ci sono molti dei cosiddetti Bes, ragazzini con "bisogni educativi speciali", come vengono definiti dal ministero. La missione dell'ex atleta è quella di insegnare una vita diversa dalle logiche perverse e violente che serpeggiano nelle periferie del napoletano, dove i rischi di conoscenze sbagliate aprono un mondo vicino alle tirannie della camorra cui molti ragazzi ambiscono, come confermato da Maddaloni stesso.

"Venite nel mio clan", afferma scherzando lo judoka andando in giro per le scuole, ambienti in cui i ragazzi sembrano disprezzare pubblicamente gli aiuti offerti loro, aumentando lo iato che separa la legalità dalla violenza, condannando orde di giovani inconsapevoli ad un destino che spesso apre le porte della galera, peraltro già frequentata da molti dei loro genitori e fratelli.

Una sfida ardua quella di Maddaloni, emblema dell'altra faccia di Scampia, quella che resiste con caparbietà ad una violenza dilagante che dovrebbe essere arginata dalle istituzioni e che, invece, sbatte contro il muro dei mini-teppisti che si lanciano in sassaiole contro i pubblici ufficiali, incitati dai genitori che assistono dalle finestre.