Sconfitto dalla malattia, una rara e implacabile forma di cancro al cervello, dopo una lunghissima battaglia a soli nove anni se ne è andato Gabe Marshall,il bambino americano di Hutchinson, nello stato del Kansas, che aveva commosso il mondo. Resta la sua storia indimenticabile a raccontare l'amore di un padre. Dopo un'operazione invasiva che aveva dovuto subire per rimuovere il tumore, era rimasto senza capelli e con una grossa cicatrice. Suo papà, Josh Marshall, non aveva esitato un momento ad essere completamente dalla sua parte in una immedesimazione totale.

Si era fatto tatuare nello stesso punto della testa una cicatrice uguale a quella del suo bambino.

Non ce l'ha fatta

Il piccolo Gabe è morto venerdì mattina. Non è sopravvissuto all'ultima dolorosa crisi che l'ha costretto a un ricovero d'urgenza in ospedale. A darne notizia il papà Josh e la mamma Bethany Marshall. In un post sulla pagina Facebook del papà è scritto che Gabe ha aperto le ali ieri alle 12 e 3. "E' il mio supereroe, ha scritto il papà, mi ha mostrato cosa sia realmente la vita e come apprezzare tutto". A piccolo Gabriel, affettuosamente chiamato Gabe in casa, era stata diagnosticata nel marzo 2015 una rara forma di tumore maligno al cervello chiamata astrocitoma anaplastico. Si tratta di una neoplasia che in genere colpisce persone adulte, ma così non è stato.

La malattia ha sconvolto la vita di Gabe e della sua famiglia che non ha smesso di sperare. Dopo l'intervento, sembrava che il cancro si fosse arrestato. E invece era tornato, e ai genitori il neurochirurgo della Children's Mercy a Kansas City nel marzo 2016 aveva detto che stavolta era inoperabile. Ciò nonostante il bambino ha condotto una lunghissima battaglia fino a venerdì quando è morto tra le braccia del padre, circondato dall'amore dei familiari.

"Era un'anima davvero unica", ha detto il papà, "un bambino di fede, ha avuto più fede di qualsiasi adulto". "Aveva un cuore enorme", ha aggiunto la mamma.

'Ora siamo uguali'

Aveva commosso il mondo il gesto d'amore del padre di Gabe che a soli 8 anni aveva dovuto subire un'operazione al cervello per asportare il tumore. L'intervento gli aveva lasciato una profonda ferita alla testa dietro l'orecchio destro, come una crudele lettera C, uno sfregio permanente.

"Sono un mostro", aveva detto Gabe a suo padre, vedendo il suo aspetto stravolto, gonfio per la chemioterapia, senza capelli e con quel segno definitivo a ricordargli ogni istante la presenza della malattia. Allora Josh per alleggerire la condizione interiore del figlio, proprio nel giorno della festa del papà gli aveva fatto una sorpresa. Si era presentato rasato a zero e con un tatuaggio fatto nello stesso punto della testa che è la copia esatta di quella ferita. "Così siamo uguali", gli aveva detto il papà. "Se ti fissano, allora dovranno fissare entrambi. Se la gente vorrà prenderti in giro, dovrà prendere in giro entrambi". E da quel momento Gabe era tornato ad avere fiducia in se stesso: c'era suo padre con lui, la sua anima gemella, pronto a mostrare al mondo la stessa cicatrice, non un segno di vulnerabilità e sconfitta, ma di coraggio.

Il coraggio di chi affronta la malattia. Per quel supremo atto, il papà aveva vinto il concorso "Best Bald Dad of 2016", dedicato ai padri che si rasano a sostegno della ricerca contro il cancro. Sembrava che il bambino ce la stesse facendo. Ma poi il tumore dopo sei mesi è tornato più aggressivo di prima non lasciandogli scampo. Ora Gabriel è volato via. E sulla pagina Facebook di Josh che ha raccontato le ultime ore di vita del suo bambino, l'acquisto dell'ultimo giocattolo, unanime è la commozione espressa. Colpisce i cuori l'amore puro, anche nella sconfitta.