Recentemente, lo scrittore Roberto Saviano si è recato presso il penitenziario di Poggioreale, insieme alla radicale Rita Bernardini. Sul suo profilo Facebook ha mosso una forte critica riguardante la disumanità nelle carceri, e ha incitato il Consiglio dei ministri a prendere una decisione riguardo il decreto che riforma l'ordinamento penitenziario. Nel carcere ci sono laboratori di falegnameria, officina e tipografia per il programma di recupero, che permettono di simulare la vita vera, lavorare ed essere pagati. Ciò, però, accade solo per il 10% dei detenuti, percentuale troppo bassa secondo lo scrittore.

Mancano le risorse, i luoghi sono troppo stretti e affollati, e la maggior parte dei detenuti non ha alcuna occupazione in cui impegnarsi. In questo modo non è possibile avviare un'attività di rieducazione.

Il dibattito sulla riforma dell'ordinamento penitenziario

Il 16 marzo 2018, il decreto per la riforma è stato approvato: si avrà, dunque, la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere, dopo la valutazione del giudice. Tuttavia, quest'opportunità non verrà concessa ai detenuti per reati di mafia e terrorismo.

Questa decisione è stata seguita da un'aspra polemica condotta da Matteo Salvini, il quale ha sostenuto che la riforma sia una sorta di "salva-ladri" non sicura per la società perché, a suo avviso, chi sbaglia deve pagare.

Il ministro della giustizia Orlando - che si è battuto per tale riforma - ha replicato che il giudice valuterà caso per caso, soppesando meglio l'iter rieducativo/punitivo di ogni pregiudicato, e aggiungendo che non vi è alcun rischio per la collettività, poiché i detenuti non usciranno in massa dalle carceri.

Saviano ha invitato chi lo ha accusato di "buonismo" a guardare le statistiche: queste rivelano che le carceri umane non rappresentano un pericolo per la società, anzi, la rendono più sicura.

Ha risposto anche a chi ha suggerito prudenza, scrivendo: "di quale prudenza stiamo parlando? Seguire i sondaggi secondo i quali gli italiani vorrebbero i detenuti in celle senza serrature e senza chiavi. Quali sondaggi? Quelli delle carceri da considerare discarica sociale".

L'esaltazione della funzione utilitaristica della pena

Così recita l'art. 27 della Costituzione italiana: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte".

La pena, dunque, non viene vista come una vendetta, ma come una rieducazione: in questo modo, la sanzione acquisisce quel valore utilitaristico esaltato da Saviano.

Uno dei primi filosofi che si concentrò su questo aspetto fu Cesare Beccaria, che nel celebre trattato "Dei delitti e delle pene" pose l'accento sulla necessità che il sistema giudiziario fosse infallibile, e non crudele e disumano. In sintesi, tanto più grave è il reato, tanto dovrà essere severa la punizione, ma mai disumana.

Sanzioni civili basate sul criterio di utilità inneggiato da Beccaria sono educative sia per il singolo individuo che per l'intera comunità. Torture, reclusione e umiliazioni sono trattamenti che alimentano la violenza interiore e il desiderio di vendetta, e non hanno un fine pedagogico, come confermato da innumerevoli studi.

La critica di Saviano, quindi, è volta ad esaltare il fine rieducativo dei penitenziari, da salvaguardare per garantire la sicurezza della società.