Lo ricordano tutti quel 3 giugno 2017, non solo i torinesi ma tutti gli italiani. La signora Marisa Amato si trovava in piazza San Carlo con il marito quella sera. La piazza era piena di spettatori per la partita della Juve che potevano vedere sul maxischermo posto appunto in piazza, ma Marisa, come ha più volte dichiarato, non è tifosa e non era lì per la partita: quello che avrebbe voluto era solo fare una passeggiata in centro in una bella serata di giugno. Quella sera, invece, la sua vita è cambiata per sempre. Come tristemente noto, infatti, ad un certo punto l'immensa folla ha cominciato a scappare riversandosi senza un motivo in qualsiasi parte della piazza (che ha solo due piccole 'aperture' ma è chiusa dai portici sui lati più lunghi) per timore di un attentato terroristico.

La signora Marisa è stata una vittima della folla: da quel giorno, infatti, è tetraplegica ed ha, quindi, perso l'uso delle braccia e delle gambe. Come noto una ragazza, Erika, ha anche perso la vita, schiacciata dalla folla nei portici della piazza.

Marisa, invece, ha vissuto un calvario di più di un anno nel letto di un ospedale, ma ora ha ritrovato il sorriso, perché ha potuto fare qualcosa che sembra anormale, ma che per lei era diventato quasi impossibile: pranzare a casa con la sua famiglia. Quello che per molti sembra la normalità, per Marisa è diventato, dopo i tragici fatti di Torino, un'emozione grande e indescrivibile (anche se ha provato a farlo tramite un post su Facebook). La signora è, infatti, uscita dall'ospedale dove è ricoverata da più di un anno per vivere un semplice ma significativo pranzo in famiglia.

"Anche se solo per alcune ore, con una fatica incredibile mia e della mia famiglia, ho pranzato con le persone che amo nel salone della nostra casa", annuncia soddisfatta la donna.

Le indagini

La polizia sta cercando di dare un nome alla causa dello scatenarsi della folla e della sua fuga. Per ora le indagini hanno portato ad una serie di arresti, come nel caso della banda dello spray urticante al peperoncino che pare che quella sera abbia contribuito a scatenare il panico in piazza.

La banda è formata da ragazzi di origine magrebina (anche se italiani di seconda generazione) cresciuti in una buona famiglia, ma diventati delinquenti per assecondare piccoli lussi o vantarsi sui social. C'è, però, anche un secondo filone di indagini, quello sulle scarse misure di sicurezza adottate per quella sera: sono, per questo, indagati l'ex questore Sanna, la sindaca Appendino, l'allora capo di gabinetto Giordana, il viceprefetto Dosio e i vertici di Turismo Torino. Le indagini preliminari son state chiuse ed ora, dopo altri interrogatori, i pubblici ministeri decideranno se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.