L’intera Thailandia festeggia la fine di un incubo: sono ormai liberi tutti i componenti della squadra del Mu Pa Academy, rimasti imprigionati per 18 giorni con il loro allenatore nelle grotte di Tham Luang. Le operazioni per condurli al di fuori della cavità in cui si erano rifugiati, durate tre giorni, sono state portate a termine senza grandi intoppi. L’unico momento di tensione è stato causato da un lieve malore di uno dei 90 sommozzatori impegnati nel salvataggio, per fortuna senza gravi conseguenze. E così tutti hanno potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo quando anche il mister, che aveva accompagnato i calciatori in erba in quella pericolosa escursione lo scorso 23 giugno, è riemerso per ultimo, come aveva promesso ai genitori dei suoi allievi.

Le ultime operazioni di soccorso

Le operazioni conclusive sono state anche più rapide del previsto, grazie all’esperienza maturata dalla squadra dei 18 soccorritori che hanno materialmente curato il trasporto dei membri del team dei “cinghialotti” lungo un percorso a tratti impervio di circa quattro chilometri, di cui almeno uno completamente sommerso da acqua melmosa e quindi da attraversare con le bombole di ossigeno. Una coppia di sub accompagnava ogni ragazzo: il primo lo guidava servendosi dell’aiuto di un cavo precedentemente fissato, portando in braccio con sé anche la bombola a cui era collegato il piccolo, legato a lui da una corda di sicurezza. Il secondo li scortava a breve distanza, con il compito di aiutare il giovane inesperto a seguire il percorso, evitando che sbattesse contro le rocce o che fosse preso dal panico: a tal riguardo si è saputo che ad alcuni dei ragazzi sono stati somministrati degli ansiolitici prima di cominciare la traversata.

I ragazzi ricoverati stanno tutti bene

L’operazione, pianificata in ogni minimo dettaglio, si è effettivamente conclusa solo quando in serata sono riemersi dall’oscurità anche i quattro Navy Seals thailandesi, tra cui anche un medico, che sono rimasti insieme ai 12 calciatori ed al loro mister, sin dal momento in cui sono stati raggiunti dai sommozzatori.

Così il circo mediatico intorno alle grotte di Tham Luang, vissuto con nervosismo nelle fasi finali dei soccorsi, ha iniziato a levare le tende per trasferirsi all’ospedale di Chiang Rai, dove un’equipe di 30 medici assiste i ragazzi. Qui le notizie sono molto buone: tutti stanno reagendo bene alle cure a base di antibiotici per scoraggiare infezioni ed altri malanni dovuti alla lunga permanenza in un ambiente malsano, mentre in molti addirittura chiedono del cioccolato.

“Sono calciatori, quindi godono di un ottimo sistema immunitario” hanno spiegato i responsabili della struttura; nessuno ha la febbre e solo in due casi è stato riscontrato un principio di infezione ai polmoni. Qualcuno ha problemi di insonnia, ma è normale dopo tanti giorni passati al buio. I primi ad uscire dalle grotte hanno avuto la possibilità di rivedere i genitori, mentre gli altri dovranno aspettare che finisca il periodo di quarantena. Ma tra una settimana dovrebbero essere tutti dimessi. Una sola ombra offusca questa straordinaria vicenda, che per qualcuno ha del miracoloso: la morte per asfissia – dovuta probabilmente ad una bombola difettosa – di Saman Kunan, l’ex marine tailandese, che aveva preso le ferie dal suo lavoro di guardia di sicurezza presso l’aeroporto di Bangkok per partecipare ai soccorsi.