Una tranquilla cena in famiglia si è trasformata improvvisamente in una tragedia lo scorso sabato 18 agosto, a Settimo Torinese. È bastato che il 59enne Domenico Gatti, ex agente della Polizia di frontiera aerea in pensione da due anni, si rivolgesse al figlio della moglie chiedendogli di mettere la testa a posto durante un litigio, per scatenare la follia omicida di Christian Clemente, 26 anni ancora da compiere.

Il rimprovero ha fatto andare su tutte le furie il giovane, che soffre di disturbi della personalità oltre ad aver avuto problemi con la giustizia in passato.

Il ragazzo è uscito di corsa dall’appartamento in via Fantina per farvi ritorno, dopo circa mezz’ora, con una calibro 22 risultata rubata, con cui ha ucciso il patrigno centrandolo al torace con otto colpi di pistola.

Non è ancora ben chiara la dinamica della sparatoria

La scena è avvenuta sotto gli occhi terrorizzati della madre, che ha lanciato l’allarme. La donna ha riferito quanto visto ai carabinieri della compagnia di Chivasso: le forze dell'ordine stanno indagando sull’omicidio con il coordinamento del pubblico ministero Chiara Molinari della procura di Ivrea. Dopo essere uscito con l’auto del fratello minore, Christian è ritornato nell’abitazione con l’intenzione di vendicarsi del patrigno.

Esistono, al momento, due diverse versioni circa la dinamica dei fatti: secondo la prima, riportata dal Messaggero, il giovane avrebbe sparato un colpo in casa, andato a vuoto perché il poliziotto gli avrebbe bloccato la mano. A quel punto sarebbe uscito aspettando che Gatti lo seguisse per sparargli contro altri otto colpi.

Mentre una seconda ricostruzione, apparsa su Repubblica, afferma che il ragazzo avrebbe esploso subito tre colpi, di cui due andati a segno, quindi l’ex poliziotto avrebbe tentato di reagire, pur non potendo far nulla contro una nuova raffica di spari. Si dovrà fare, quindi, chiarezza, sull'esatta dinamica della tragedia.

La fuga di Christian Clemente e poi la decisione di costituirsi

Di certo a chiamare le forze dell’ordine è stata proprio la madre di Christian: purtroppo gli uomini del 118, quando si sono trovati davanti la vittima ormai priva di vita, non hanno potuto far nulla, se non constatarne l’avvenuto decesso.

Nel frattempo il giovane si era allontanato nuovamente dall’appartamento, sempre con la Peugeot 108 del fratello. Ma, resosi conto della gravità di quello che aveva appena combinato, ha chiamato il 112 per consegnarsi alle forze dell’ordine. La pistola, nascosta dall’assassino subito dopo averla usata tra i cespugli in un campo poco distante da casa sua, è stata recuperata qualche ora dopo ed è risultata rubata.

Quindi, oltre che per omicidio aggravato, il giovane dovrà rispondere anche di porto abusivo d’armi e ricettazione.

Clemente è stato rinchiuso nel carcere d’Ivrea, che già aveva frequentato nel 2012, quando era finito dentro per tentato omicidio nei confronti di un cittadino egiziano: anche quella volta la causa era stata una violenta lite con il ragazzo, scoppiata in un negozio. In quel caso il giovane aveva usufruito dell’aiuto di un complice, durante l’aggressione della sua vittima con una bottiglia di vetro rotta.