Messaggi di Whatsapp e sms 'caldi' inviati ai suoi parrocchiani a ogni ora del giorno e della notte. Esplicite avances a sfondo osè rivolte ad uomini sposati della sua comunità parrocchiale. L'autore di questi comportamenti è un giovane sacerdote appartenente alla diocesi di Avellino. Venuto a conoscenza di questi atteggiamenti equivoci, il vescovo del capoluogo irpino, Sua Eccellenza Monsignor Arturo Aiello, ha preso la decisione di allontanare dalla sua parrocchia.

La vicenda

Il caso si è verificato in una piccola comunità parrocchiale della periferia avellinese e risalirebbe a qualche settimana fa, sebbene solo negli ultimi giorni si siano appresi alcuni particolari di una vicenda davvero scandalosa.

Dalla diocesi irpina non è arrivata alcuna conferma ufficiale: la sostituzione del sacerdote è stata giustificata adducendo presunti problemi di salute del prete, questa la motivazione data ai fedeli. A denunziare i fatti è stato un fedele della parrocchia, un uomo sposato che si sarebbe rivolto alla curia avellinese per far sapere al vescovo che il prete in questione lo riempiva di messaggi sul proprio cellulare. Il giovane sacerdote, convocato in diocesi da Monsignor Aiello, alla presenza di altri tre parroci, non avrebbe negato il racconto dei fatti. Sarebbe così scattata nei suoi riguardi l'immediata sospensione dai suoi uffici ecclesiastici e l'allontanamento dalla piccola parrocchia di provincia.

Il prete

Il giovane sacerdote, che era molto stimato e apprezzato nella comunità parrocchiale per le numerose iniziative di carattere sociale, per beneficenza e solidarietà, è stato temporaneamente sostituito da un suo collega. Tra l'altro, il parroco 'incriminato' è ritenuto essere il responsabile di una serie di volantini anonimi apparsi negli scorsi mesi tra le strade cittadine con i quali venivano denunciate delle presente relazioni di carattere fisico perpetrati da una decina di preti delle parrocchie irpine con le proprie devote.

Sulla vicenda si era espresso anche il vescovo Aiello, che - lapidariamente - così aveva commentato i fatti: “Credevo che i cecchini esistessero solamente a Sarajevo”. Mediante i filmati del sistema di videosorveglianza presente in città, gli agenti della Digos sono poi riusciti al risalire al sacerdote in questione che, di nascosto, aveva lasciato sui parabrezza delle automobili in sosta i volantini anonimi.