Una grande vittoria diplomatica che scongiura, almeno per il momento, quella che era annunciata come l'ultima grande offensiva dell'esercito siriano in grado di porre fine ad una guerra civile che va avanti dal 2011. L'assalto ad Idlib, ultima roccaforte dei ribelli in Siria, almeno nel breve termine non ci sarà. I presidenti di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Recep Erdogan, hanno raggiunto un accordo nel bilaterale che si è tenuto a Sochi. L'attacco delle forze governative di Bashar al-Assad, pertanto, verrà scongiurato dalla creazione di una "zona cuscinetto demilitarizzata, profonda dai 15 ai 20 chilometri" entro il prossimo 15 ottobre così come hanno annunciato i capi di Stato di Mosca ed Ankara.

Possiamo definirlo un vasto solco tra l'esercito siriano ed i ribelli che sarà pattugliato dai militari russi e turchi, probabilmente anche in formzione mista. Era stato Erdogan a chiedere l'incontro al suo omologo del Cremlino, esprimendo tutto suo il timore per le conseguenze che potevano scaturire dall'imminente azione militare, ad iniziare da una nuova ondata di profughi per i quali la Turchia sarebbe stata il primo approdo.

L'espulsione delle milizie jihadiste

L'accordo tra Mosca ed Ankara prevede anche la 'bonifica' della provincia di Idlib da tutte le milizie jihadiste costituite in maggioranza dall'organizzazione Hayat al-Tahrir al-Sham, ex Fronte al-Nusra che un tempo costituiva la costola siriana della famigerata al-Qaeda.

Tanto la Russia quanto l'Iran hanno chiesto, come condizione essenziale per riportare un regime di pace nel martoriato Paese, l'espulsione di tutte le milizie islamiste sunnite, piano che ovviamente ha il favore del governo di Damasco che era pronto ad usare le maniere forti per espugnare Idlib. Chiaro che l'azione militare siriana, pur supportata dalla Russia, sarebbe stata lunga ed avrebbe reso più costoso in termini di sangue il prezzo già altissimo pagato dalla Siria in questi anni.

Le Nazioni Unite avevano definito l'eventuale offensiva delle forze di Assad su Idlib come "la peggiore catastrofe umanitaria del 21esimo secolo". Tra gli altri punti dell'accordo di Sochi, anche il ritiro delle armi pesanti in dotazione sia all'esercito siriano che ai ribelli entro il 10 ottobre nelle aree contingue a quella che sarà la zona smilitarizzata.

La soddisfazione di Ankara

Al termine del confronto con Putin, Recep Erdogan ha manifestato piena soddisfazione per aver raggiunto il suo obiettivo. L'interesse della Turchia, a tutti gli effetti, è quello di mantenere la pace nella regione che si trova troppo vicina al confine. L'accordo con la Russia consente di giungere all'auspicato 'cessate il fuoco' e, nel contempo, liberare la zona dalle milizie che i governi di Siria, Russia ed Iran considerano 'terroristi'. Nel suo commento al termine dei bilaterale, il 'sultano' non ha mancato di avvertire i suoi 'storici' nemici, i guerriglieri curdi dell'Ypg. "Per la Turchia rappresentano la minaccia peggiore" ed ha sottolineato che le Forze democratiche siriane (composte in gran parte da miliziani curdi) "dovranno ritirarsi ad est dell'Eufrate".