Al termine delle indagini il gip aveva parlato di un piano portato a termine con “determinazione ed estrema freddezza”, sottolineando la mancanza di scrupoli e la ferocia dei due giovani rom, di origine bosniaca, accusati di violenza carnale di gruppo, aggravata dalla minorata difesa, ossia dall’incapacità delle vittime, entrambe 14enni, di rendersi conto delle intenzioni criminali dei loro aguzzini e di reagire tempestivamente. Ora sono arrivate le condanne per i due responsabili, più lievi del previsto, tanto da suscitare le reazioni indignate dei familiari delle ragazze.

Infatti, in giudizio abbreviato, il gup Maurizio Silvestri ha inflitto a Mario Seferovic, conosciuto come Alessio il Sinto, una pena di sei anni di reclusione ed una di cinque anni e mezzo al suo complice Bilomante Maikon Halilovic, assolvendoli dall’accusa di sequestro di persona.

I parenti delle vittime criticano: pene troppo lievi

Inoltre è stata disposta per i due ventenni anche una misura di sicurezza al termine della pena: per un anno dovranno rendere noti i loro spostamenti alle forze dell’ordine. Una condanna decisamente più lieve rispetto alle richieste del procuratore aggiunto, Maria Monteleone, che aveva proposto 10 anni di reclusione per ciascuno degli imputati.

Una scelta, quella del gup, che ha lasciato sgomenti i parenti delle due ragazze stuprate.

In particolare, il padre di una delle vittime ha esposto al quotidiano Il Messaggero tutto il suo disappunto per le pene, giudicate troppo leggere rispetto ai gravi comportamenti dei responsabili e la sua speranza che i due non usufruiscano di altri sconti. I ragazzi per tutto il processo hanno continuato a dichiararsi innocenti, sostenendo di essere solamente usciti con le due 14enni, senza che vi sia stato nessun rapporto carnale.

L’appuntamento al Collatino e poi lo stupro

La vicenda risale a maggio del 2017, ma le indagini si sono concluse solamente lo scorso novembre, perché le ragazze per settimane non hanno parlato, spaventate dalle minacce dei loro due aguzzini, che sono arrivati anche a contattare la madre di una delle due, forse per verificare che non avessero detto nulla.

Una di loro era stata conosciuta su Facebook da Alessio il Sinto. La 14enne era rimasta affascinata da quel ragazzo più grande, che si dichiarava parente dei Casamonica, celebre famiglia della malavita romana. Così, alla fine di un corteggiamento via chat durato alcune settimane, aveva accettato, senza pensarci troppo, un invito per quello che sembrava un semplice pomeriggio di svago da passare insieme, promettendogli di portare con sé un’amica.

Ma, arrivate nel luogo dell’appuntamento, le due si erano ritrovate in una zona sperduta della periferia romana, al rione Collatino. A quel punto Seferovic ed il suo amico avevano portato le 14enni in un boschetto: una volta ammanettate le avevano stuprate, minacciandole di ritorsioni se mai avessero aperto bocca con qualcuno, raccontando quello che era avvenuto quel giorno.