Milano, 17 ottobre 2018. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso presentato da un cittadino romeno, annullando senza rinvio la sentenza di secondo grado che condannava il signor Vasile Arcu ad essere espulso dall’Italia dopo essere stato riconosciuto colpevole di diversi furti in un appartamento. In pratica, secondo la Suprema Corte, essere scoperti a rubare in casa altrui non deve essere considerato un reato talmente grave da meritare l’espulsione, visto che non si metterebbe a rischio l’incolumità delle persone. Per i cittadini comunitari, poi, evitare questo provvedimento è ancora più facile.

Proprio quello che è accaduto ad Arcu, originario della Romania, membro della Ue. Peccato che, proprio in questo periodo, il governo italiano M5S-Lega stia discutendo sull’inasprimento della legislazione sulla legittima difesa, allo scopo di consentire sempre una difesa adeguata a chi viene aggredito nella sua proprietà.

Accolto il ricorso del ladro romeno

Dunque, come racconta il quotidiano Il Giornale, la Prima sezione penale della Corte di Cassazione di Milano ha depositato una sentenza, discussa e discutibile, che annulla di fatto il provvedimento di espulsione dal territorio italiano del cittadino romeno, Vasile Arcu, condannato ed espulso nel 2014 dopo essere stato colto in flagranza di reato a rubare in un appartamento privato.

Arcu era rimasto in Italia. Condannato nuovamente per direttissima, aveva presentato ricorso nel 2017, ma la Corte di appello di Milano aveva confermato la sentenza. Secondo i giudici della Cassazione, invece, il reato di furto nelle case dei cittadini inermi non dovrebbe essere valutato in maniera talmente grave da portare all’espulsione del cittadino straniero che lo commette.

Si tratterebbe, invece, di un crimine ‘morbido’, poiché non verrebbe messa direttamente in pericolo l’incolumità delle vittime. Come se trovarsi di fronte nel cuore della notte qualche energumeno pronto a tutto che si aggira nella tua camera da letto non rappresentasse un pericolo mortale.

Le motivazioni della sentenza in favore di Vasile Arcu

Per questo motivo il nuovo ricorso del romeno Arcu è stato accolto, con motivazioni che, però, lasciano perlomeno perplessi. Intanto, l’annullamento della sentenza senza rinvio salva definitivamente dall’espulsione il cittadino originario della Romania. Inoltre, la Cassazione afferma che la commissione di reati esclusivamente contro il patrimonio (come i furti negli appartamenti) non rappresenta una ragione sufficiente a motivare un decreto di espulsione nei confronti di un cittadino Ue, visto che sarebbe necessario commetterne contro la persona e l’incolumità pubblica. Insomma, secondo la Suprema Corte milanese, per essere espulsi bisogna commettere reati come l’omicidio o il ferimento, e la persona condannata deve aver necessariamente tenuto comportamenti che “costituiscono una minaccia concreta, grave ed effettiva ai diritti fondamentali della persona”. Ma tra i ‘diritti fondamentali della persona’ sembra non sia contemplato quello di dormire serenamente nel proprio letto.