Questa mattina, durante le prime fasi dell'udienza del processo sul caso Cucchi, è emerso come il carabiniere Francesco Tedesco abbia esplicitamente ammesso il pestaggio del 31enne geometra romano, morto nel 2009 mentre era in custodia cautelare. Il carabiniere ha chiamato in causa due degli altri quattro imputati, accusandoli di aver violentemente picchiato il giovane in quanto si era 'rifiutato di collaborare'.

Le parole del carabiniere Tedesco: 'È stata un'azione combinata'

Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, questi i nomi dei militari accusati da Tedesco – anche quest'ultimo fa parte delle lista degli imputati – nel processo Cucchi.

"Ricordo di avergli detto 'basta, che c***o state facendo fate, non vi permettete”. Queste le parole che il carabiniere Francesco Tedesco sostiene di aver rivolto ai colleghi Di Bernardo e D'Alessandro, mentre, sempre stando a quanto dichiarato dal militare, uno dei due rifilava a Stefano Cucchi un ceffone in pieno volto e l'altro lo colpiva con un calcio violento con la punta del piede.

"Fu un'azione combinata", continua Tedesco "Cucchi inizialmente, dopo il calcio rifilatogli da D'Alessandro, cominciò a perdere la capacità di rimanere in equilibrio, dopo arrivò una violenta spinta, data dal collega di Di Bernardo. Una spinta che fece cadere il ragazzo, che prese una botta violenta al bacino, poi arrivò un altrettanto violento colpo alla testa.

A quel punto spinsi Di Bernardo, ma D'Alessandro inflisse a Cucchi un altro calcio, questa volta sul viso".

"Il muro è stato finalmente abbattuto", queste invece le parole di Ilaria Cucchi, che ha poi aggiunto: "Ora sappiamo, e saranno in tanti a doversi scusare con Stefano e con la sua famiglia". Anche Riccardo Casamassima, l'appuntato dei carabinieri che ha fatto riaprire il caso, ha espresso la sua soddisfazione.

Nuova svolta nel caso Cucchi

Queste sono le nuove confessioni che si leggono nel verbale dell'interrogatorio di Tedesco, avvenuto il 9 luglio 2018, e reso noto oggi dal PM Giovanni Musarò.

Il secondo capitolo giudiziario di quest'ormai storica vicenda legale vede sotto accusa complessivamente ben cinque appartenenti all'arma dei Carabinieri. Su tre di questi pende l'accusa di omicidio preterintenzionale, mentre devono rispondere dell'accusa di calunnia Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini. Quest'ultimo è accusato anche di falso.