Massimo Sacco, imprenditore Italiano e titolare di un'impresa di ristrutturazioni è stato arrestato ad Abu Dhabi il 3 marzo 2018. Da 10 mesi è infatti rinchiuso nel carcere di Abu Dhabi e le sue condizioni di salute sono sempre peggiori.

Dopo una lunga telefonata fatta dal carcere alla sua compagna, Monica Moscatelli, chiede alla stessa di riuscire a "smuovere qualcosa" e di riportare la questione in radio, in Italia.

La donna si affida al programma radio de "I Lunatici" in onda su Radio 2, consegnandole la registrazione della telefonata fatta da Massimo Sacco dal carcere di Abu Dhabi.

La telefonata riportata in radio

Radio 2 è stata contattata dalla famiglia di Massimo Sacco, residente dal 2013 negli Emirati Arabi. La sua compagna, Monica Moscatelli, ha consegnato alla redazione dei Lunatici la registrazione della drammatica telefonata che Sacco ha fatto direttamente dalla prigione.

L'uomo è recluso con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti e nega ogni addebito o denuncia e racconta che le è stata estorta una confessione tra botte, ricatti e torture di ogni tipo subite dopo l'arresto.

Nella telefonata Massimo racconta alla compagna di essere stato portato urgentemente all'ospedale di Abu Dhabi il 16 gennaio in condizioni critiche e di nuovo il 21 gennaio, per sottoporlo ad un'ecografia alla milza, in quanto la stessa stava assumendo delle dimensioni spropositate.

La microcitemia di cui è afflitto l'uomo genera una produzione maggiore di globuli bianchi rispetto ai globuli rossi e per questo la milza, non avendo globuli rossi a sufficienza si ritrova del sangue, con la conseguenza di trasformare nel tempo la malattia in Leucemia a causa delle cure inadeguate. Tutto ciò, inoltre, ha causato nell'uomo una considerevole perdita di peso: 13 kg in soli quindici giorni.

L'uomo inoltre ricorda alla compagna che il Policlinico Umberto I di Roma aveva già verificato e confermato la diagnosi già lo scorso anno.

Le visite nel carcere di Abu Dhabi

L'ultima visita effettuata dai medici a Massimo Sacco dal carcere di Abu Dabhi risale al 19 dicembre, dopodiché più nulla. L'uomo, decisamente angosciato, racconta al telefono alla sua compagna del tentativo da parte dei medici degli Emirati di somministrarle una cura sbagliata: il medico sembrerebbe aver somministrato all'uomo una cura a base di ferro, che se assunta ne avrebbe causato il decesso in soli 5 giorni.

Secondo l'uomo, infatti, i dottori degli Emirati Arabi sarebbero incompetenti e disinformati sull'argomento, in quanto la microcitemia, pur essendo una forma di anemia, non va curata con il ferro, che infatti peggiorerebbe la situazione, già abbastanza grave.

Dopo il rifiuto delle cure suddette, Massimo Sacco, dichiara di esser stato sottoposto a torture atroci da parte delle guardie carcerarie, riportando in seguito contusioni in tutto il corpo, un'inclinazione di tre costole, bruciature ai genitali causate da scosse elettriche e vari problemi alle caviglie causati dagli anelli e dalle catene applicategli dalle guardie e costretto a stare in quelle condizioni per quattro giorni all'aperto, con una mela, una bottiglia d'acqua e senza neanche una coperta.

Il caso di Massimo Sacco è oggetto di discussione al Parlamento Italiano da due settimane ed è stato accolto da Carità Cristiana e dallo stesso Vaticano, mettendo a conoscenza dei fatti anche il Santo Padre, pronto ad agire in prima persona.

Si ricorda che al momento dell'arresto, il 3 marzo 2018, Massimo Sacco era titolare unico di una società di ristrutturazione negli Emirati, con appalti milionari per la realizzazione di nuovi punti vendita a Dubai.

L'uomo si appella ai Diritti Umani, dichiarando alla compagna di avere i giorni contati e implorandola di riuscire a fare qualcosa per cambiare il suo destino.