"Non sento più niente": l'ha detto stamattina al padre Franco che era al suo capezzale, il 19enne nuotatore Manuel Bortuzzo al risveglio dal coma farmacologico. Sabato notte era con la fidanzata Martina, anche lei nuotatrice 16enne, a piazza Eschilo, quartiere Axa a Roma sud. Erano davanti a un distributore automatico di sigarette quando da uno scooter nero con a bordo due persone sono stati esplosi tre colpi di pistola: due sono andati a vuoto, il terzo l'ha raggiunto alla schiena lesionandogli il midollo spinale. Ieri i medici dell'ospedale San Camillo di Roma hanno detto che non potrà più camminare.

E oggi è toccato al papà del giovane, promessa del nuoto che sognava i mondiali, il duro compito di dirgli la verità. Intanto è stata ritrovata la pistola. Ma Martina vive ore di angoscia e paura.

Manuel Bortuzzo, al momento della verità non ha pianto

A Manuel stamattina sono stati tolti i tubi, è riuscito a bere e anche a mangiare: una ripresa formidabile per un ragazzo forte, un campione di vita a cui sabato notte un proiettile, dopo avergli perforato un polmone, si è andato a conficcare all'altezza della dodicesima vertebra. Ha superato l'emorragia polmonare e ha reagito bene al doppio intervento chirurgico, uno per estrarre l'ogiva, l'altro di decompressione del midollo.

Ma la lesione al midollo, purtroppo, è totale: cervello e gambe non comunicano più, non potrà più camminare.

E quando ha detto al papà di non sentire le gambe, di non riuscire a sentire nulla, Franco gli ha risposto: "Figurati con un proiettile nella spina dorsale se puoi sentire qualcosa". Poi ai cronisti il papà ha chiarito che al figlio è stato spiegato quello che di fatto già sa: Matteo è cosciente e forte. Non ha pianto, come il padre si sarebbe aspettato.

Ora vuole solo tornare a casa.

Da Treviso Matteo era arrivato a Roma in autunno per allenarsi ad alti livelli presso il Centro federale di Ostia: ore a fare chilometri in acqua per eccellere nella sua specialità, il mezzofondo. Domani sarà sciolta la prognosi, starà in rianimazione ancora qualche giorno, quindi andrà in reparto per poi essere portato in un centro specializzato.

I genitori Franco e Rossella, con gli atri tre figli, anche loro tutti nuotatori, e gli amici della Federazione, non si arrendono alla diagnosi dei medici e sperano nella riabilitazione.

Martina, la fidanzata unica testimone ha paura

Non dorme, non mangia da tre giorni, non si dà pace, ha solo tanta paura. Martina era fidanzata con Manuel da appena un mese. E' stata miracolata: per pochi centimetri, i proiettili non l'hanno raggiunta. Ora è terrorizzata. Lei è l'unica testimone della sparatoria. Con sua madre vicina e con il sostegno di una psicologa della polizia di Stato, è già stata ascoltata quattro volte dagli inquirenti. Lei era di spalle quando è sopraggiunto lo scooter che ha sparato, e quella notte ad Axa pioveva a dirotto.

Uno dei killer avrebbe urlato qualcosa al ragazzo per farlo girare ed esplodere i colpi al torace per uccidere. Martina ha sentito solo gli spari e ha visto Manuel accasciarsi a terra. Ora teme ritorsioni. "Assurdo - dicono i suoi genitori - pensare sia accaduta una follia simile a questi ragazzi". Ed è successa proprio davanti a due volanti della polizia.

Le indagini, ritrovata la pistola

La pistola con cui è avvenuto l'agguato è stata trovata: era stata gettata in un prato ad Acilia durante la fuga dei sicari. Chi l'ha usata non aveva guanti. La Scientifica sta lavorando per isolare le impronte. Ercole Rocchetti, inviato di 'Chi l'ha visto?', avrebbe trovato uno scooter dato alle fiamme la notte del ferimento di Manuel.

Ha avvisato la polizia che sta accertando se si tratti dello stesso scooter a bordo del quale c'erano un tipo con casco bianco e l'altro a capo scoperto con taglio di capelli 'a scalini' che alcune telecamere hanno ripreso in fuga dopo la sparatoria.

La pista privilegiata resta quella dello scambio di persone: Martina e Matteo avevano cappucci per ripararsi dalla pioggia mentre compravano sigarette al distributore automatico. Tutto sarebbe avvenuto nell'ambito di in un regolamento di conti collegato a una rissa avvenuta poco prima in un pub della piazza tra bande rivali legate alla criminalità organizzata. Anche un ragazzo coinvolto nella rissa avrebbe assistito alla sparatoria, ma ha negato: il quadro omertoso non aiuta a identificare chi abbia sparato. Si tratterebbe di pugili affiliati al clan dei Casalesi ben insediati nella zona.