Il caso di Desirée Piovanelli, la quattordicenne di Leno (Brescia) uccisa nel 2002 potrebbe essere riaperto. A rivelarlo è il quotidiano Il Giornale di Brescia che ha annunciato che i legali di Maurizio Piovanelli, padre della vittima, hanno avanzato alla Procura la richiesta di poter di analizzare una traccia biologica rinvenuta sul giubbotto che la ragazzina indossava e che non sarebbe mai presa in considerazione.
Un nuovo Ignoto 1?
L'ombra di "Ignoto 1" potrebbe stagliarsi, a distanza di ben 17 anni, sull'omicidio di Desirée Piovanelli. La vicenda, che si è chiusa in maniera definitiva con quattro condanne, potrebbe presto riaprirsi proprio per volere della famiglia della vittima.
Maurizio, il padre di Desirée, più volte nel corso degli anni, ha dichiarato di essere convinto che, dietro il delitto della figlia ci sia "un qualcosa di molto più grande", forse legato agli ambiente della pedofilia. Secondo l'uomo, Giovanni Erra (condannato a 30 anni) e gli altri tre ragazzi minorenni all'epoca dei fatti (che hanno già scontato la loro pena) hanno agito per nome e per conto di un mandante.
Così, nei giorni scorsi, l'avvocato Alessandro Pozzani, ha chiesto alla Procura di Brescia di analizzare del Dna rinvenuto sul giubbino che Desirée indossava il giorno in cui venne ritrovata cadavere nella Cascina Ermengarda, a due passi dalla sua abitazione nelle campagne di Leno. Le tracce biologiche si trovano all'altezza del costato e del gomito destro della ragazza e, secondo il legale potrebbero essere decisive per identificare una quinta persona che potrebbe aver partecipato al delitto.
I Ris di Parma, in una relazione datata 2002, scrissero solamente che quel Dna era "riconducibile ad un soggetto di sesso maschile diverso dagli indagati", ma il materiale non fu mai analizzato e, dunque, non gli fu mai attribuito un nome ed un cognome.
Se la Procura di Brescia decidesse di accettare la richiesta della famiglia Piovanelli, ci si troverebbe di fronte ad un nuovo nuovo Ignoto 1, come nel caso di Yara Gambirasio.
L'omicidio di Desirée
L'omicidio di Desirée Piovanelli sconvolse Brescia e l'Italia intera nel 2002. Era il 28 settembre quando la giovane, non ancora 15enne, uscì dalla sua abitazione attirata dal messaggio di un amico che la invitava a vedere dei gattini appena nati. Sei giorni più tardi, venne ritrovata a 300 metri da casa, all'intero di un casolare, oggi trasformato in un lussuoso residence, conosciuto come cascina Ermengarda.
Desirée venne uccisa a coltellate perché, secondo la ricostruzione dei giudici, avrebbe tentato di opporsi ad un tentativo di violenza sessuale.
Nel giro di pochi giorni le indagini per omicidio furono chiuse e portarono all'arresto di tre coetanei della ragazza (Nicola Bertocchi Nicola Vavassori e Mattia Franco, detto Bibo) e di Giovanni Erra, un operaio del posto con un passato da tossicodipendente. Erra, l'unico del branco ad essere ancora in carcere, qualche mese fa ha richiesto, tramite i suoi avvocati, la revisione del processo.