I Carabinieri di Palermo, su delega della Dda (Direzione Distrettuale Antimafia), hanno eseguito questa mattina all'alba nel capoluogo siciliano un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 32 soggetti accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa. L'ennesimo blitz dei militari ha riguardato il fermo di boss e gregari del mandamento di "Porta Nuova", ed è scattato a conclusione di un'indagine sui business di Cosa Nostra in città. Lo stesso sodalizio criminale, almeno questo si apprende dalle indagini, operava come una vera e propria azienda, e i manager verrebbero sostituiti ogni qualvolta il clan subisce un blitz.

Gli inquirenti comunque affermano che, soprattutto dopo i recenti arresti di queste ultime settimane, Cosa Nostra appare molto più indebolita, ma comunque attiva.

La cocaina

Il blitz degli agenti ha permesso di rintracciare anche 200 persone insospettabili che facevano consumo di sostanze stupefacenti. Questi sarebbero state persone appartenenti alla cosiddetta "Palermo bene", e tra di loro vi erano anche importanti professionisti. Attraverso alcune intercettazioni i militari hanno ricostruito un rapporto di estrema fiducia che esisteva tra il presunto spacciatore, e il cliente finale stesso. Lo stupefacente aveva anche dei nomi in codice con cui veniva indicato, come ad esempio birra o caffè.

Non si trattava ovviamente di queste note bevande, ma precisamente di dosi di droga, in particolare cocaina. Le piazze di spaccio si sarebbero trovate quindi direttamente al centro della città, come informa il quotidiano locale Il Giornale di Sicilia, sulle sue pagine on-line. Già nel 2018, precisamente a dicembre, gli inquirenti fermarono altre 11 persone in un'operazione denominata "Cupola 2.0".

Con tale blitz, le forze dell'Ordine diedero scacco matto ad un nuovo sodalizio di Cosa Nostra, che operava prevalentemente in provincia.

I bus turistici

I proventi della vendita dello stupefacente venivano ovviamente reinvestiti in altre attività. Gli inquirenti hanno scoperto infatti che i boss avrebbero comprato alcuni bus che servono per effettuare le visite guidate in città.

Proprio per questo motivo è stata sequestrata una società, nonché anche un ristorante. Un'altro particolare emerso dall'inchiesta, è quello relativo al caffè: gli esponenti del sodalizio in questione avrebbero anche imposto che tipo di miscela utilizzare ad alcuni bar del territorio. Per questo, tra le varie accuse mosse nei loro confronti, alcuni degli arrestati dovranno rispondere anche di illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso. Agli stessi viene contestato anche il porto illecito di armi.