La campagna parlamentare che mira a riaprire la case chiuse e alla cancellazione della legge Merlin, vero cavallo di battaglia della Lega del Vice Premier Matteo Salvini, ha nel Veneto probabilmente la Regione d’Italia da cui tutto partirà. Infatti, proprio nella Regione del Governatore Zaia, una proposta riguardante questa tematica ha avuto il primo via libera dalla quinta commissione del consiglio regionale. Il gruppo consiliare “Siamo Veneto”, ha prodotto una proposta di legge regionale con primo firmatario Antonio Guadagnini che traendo spunto da numerose sentenze della Corte di Cassazione che sanciscono il riconoscimento della prostituzione come libera professione, intende regolamentare questa attività molto diffusa.
Una proposta che oltre a prevedere il pagamento delle tasse da parte dei lavoratori del settore, inasprisce le pene per gli sfruttatori e riduce l’applicazione del favoreggiamento a cui vanno incontro coloro che affittano case ed appartamenti a soggetti che dentro quelle mura svolgono la “più antica professione del mondo”.
Il plauso di Salvini
Il tema che ha da sempre un risvolto nazionale proprio per via delle numerose proposte di marca leghista già presenti in Parlamento, ha trovato il parere favorevole anche del Ministro Salvini che ha dichiarato come il progetto non è imminente perché non è presente nel contratto di governo con il M5S, ma andrebbe comunque avviato per togliere soldi alle mafie e ridurre il degrado delle strade delle città.
Pia Covre, fondatrice di una associazione no profit, un comitato per i diritti delle prostitute, ha già contestato le parole del Vice Premier accusandolo di voler distogliere l’attenzione dagli altri problemi della Nazione parlando di case chiuse da riaprire. Secondo la Covre, chi ha in mente questo tipo di soluzione del problema non sa che nei paesi dove già è legalizzata, nemmeno il 10% delle lavoratrici sceglie la via della legalità e del pagamento delle tasse.
Il modello Veneto
Come dicevamo, il Veneto si sta muovendo nella direzione di rendere legale il lavoro della prostituta. La proposta, in attesa che venga discussa e magari approvata dalla giunta regionale prevede di dare a queste lavoratrici la qualifica di lavoratrici autonome e di sottostare a diversi adempimenti. Prima di tutto l’iscrizione all’albo e durante l’attività, il rilascio di ricevute o fatture da coloro che apriranno Partita Iva.
In base a ciò, le lavoratrici saranno obbligate a presentare dichiarazione dei redditi e quindi a pagare le tasse. Infine, per il regolare svolgimento dell’attività sarà necessario dotarsi di un certificato medico che attesti lo stato di salute della prostituta, da rinnovarsi con cadenza mensile. Di fianco a questa autentica innovazione, la proposta inserisce una serie di sanzioni molto pesanti come deterrente per lo sfruttamento del lavoro delle prostitute, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di soggetti sotto la maggiore età.
Secondo la proposta per esempio, gli sfruttatori rischieranno da un minimo di 10 anni all’ergastolo nei casi in cui lo sfruttamento riguardi soggetti minorenni.
Lo stesso rischio correranno i potenziali clienti di prostitute o prostituti minorenni. Da 10 a 20 anni di reclusione è la pena prevista per chi ha rapporti con soggetti di età compresa tra i 14 ed i 18 anni non compiuti, così come da 10 anni all’ergastolo è la pena per chi organizza o semplicemente sponsorizza i viaggi turistici a sfondo sessuale con minori.