Svolta nelle indagini sull’omicidio di Frank Calì, soprannominato Franky Boy, 53enne boss emergente del clan Gambino, ucciso alcuni giorni fa a New York, davanti alla sua casa di Staten Island. Tutti avevano pensato ad una faida di mafia, per il primo assassinio di un esponente di spicco della malavita italo-americana dopo tanto tempo; infatti l’ultimo padrino ammazzato era stato Paul Castellano, 34 anni fa.

Si temeva che l’agguato fosse stato organizzato da qualche rivale di Calì, figura di Cosa Nostra che stava assumendo sempre maggiore potere.

Qualcuno aveva persino ritenuto che un esponente al suo stesso clan l’avesse voluto fermare. Invece, nelle ultime ore, con l’arresto di Anthony Comello, un operaio di 24 anni, sembra prendere piede l’ipotesi che il movente sia di natura personale.

Anthony Comello, una testa calda senza gravi precedenti penali

A quanto pare Comello avrebbe nutrito un forte risentimento verso Calì: secondo il New York Post, Frank non avrebbe gradito la relazione che il giovane – ritenuto una testa calda – aveva instaurato con una donna della “famiglia”. Il boss sarebbe intervenuto personalmente per far interrompere il rapporto, entrando in contrasto con il 24enne.

Il ragazzo non ha gravi precedenti, ma in passato è stato a lungo sotto osservazione da parte della polizia, perché sospettato di terrorismo, in seguito ad una sua strana visita in tribunale, che aveva destato qualche dubbio negli inquirenti.

Ma, dopo mesi di indagini, l’operaio era uscito da questa storia completamente indenne. Questa volta si è giunti al suo nome grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza, presenti sulla scena del delitto.

La ricostruzione dell’agguato

I filmati hanno immortalato i momenti salienti dell’agguato: quel giorno un pick-up, andando in retromarcia, ha tamponato il Suv di Calì, parcheggiato davanti alla residenza del boss.

A quel punto la vittima è uscita di casa, per capire cosa fosse successo, ed ha cominciato a discutere con un uomo con la testa nascosta che, approfittando di un momento in cui il padrino era distratto, ha estratto una pistola, aprendo subito il fuoco.

Calì ha provato a ripararsi nascondendosi sotto il Suv, ma è stato raggiunto da almeno sei colpi, sui 12 esplosi del killer, che l’hanno ucciso.

La polizia, che era riuscita a recuperare le impronte dell’assassino, non ha ancora trovato l’arma che ha sparato.

L’inchiesta comunque continua, perché potrebbero venire alla luce nuovi elementi che rimettano in discussione quanto emerso fino a questo momento. Si vuol capire in particolare se il litigio per motivi sentimentali sia il movente reale o si tratti piuttosto una copertura, per nascondere la vera ragione del delitto.