Nuovo colpo di scena nel caso di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra (Bergamo) scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita in un campo a Chignolo d'Isola (sempre in provincia di Bergamo) tre mesi più tardi. Ezio Denti, consulente tecnico della difesa di Massimo Bossetti, intervenendo a Radio Cusano Campus, ha dichiarato di essere in possesso di elementi talmente forti e concreti da far riaprire il caso.

'Ne vedremo delle belle'

Per l'omicidio di Yara Gambirasio è stato condannato all'ergastolo - in via definitiva- Massimo Giuseppe Bossetti, carpentiere di Mapello (Bergamo).

Lo scorso ottobre, i giudici della Cassazione, hanno respinto il ricorso e confermato la pena; ed oggi, a quasi 6 mesi dalla sentenza, uno dei consulenti tecnici della difesa di Bossetti è intervenuto alla trasmissione radiofonica "L’Italia s’è Desta" spiegando di essere pronto a chiedere la revisione del processo. Per ottenerla, come è risaputo, serve qualcosa di forte, e Ezio Denti, in proposito ha dichiarato convinto, senza però entrare nei dettagli: "Pensiamo di avere elementi sufficientemente importanti per riaprire il caso. Mancano ancora tasselli fondamentali, ma se riusciremo ad incastrarli ne vedremo delle belle".

Poi, ha voluto precisare che, in tutti questi anni non si è mai fermato, ma anzi ha ricominciato da capo e ha notato che l'errore di questo processo si è manifestato fin dall'inizio e si è trascinato fino alla fine.

A suo dire, nelle carte sarebbero presenti una serie di anomalie talmente forti da far riaprire il caso.

'Il tempo ci darà ragione'

Denti non ha spiegato quali siano le anomalie riscontrate e si è limitato a dire che sta focalizzando l'attenzione sulle attività di soggetti interessanti. Molti cittadini di Brembate, infatti, avrebbero risposto all'appello lanciato tempo fa dalla difesa di Massimo Bossetti e avrebbero fornito una serie di informazioni interessanti.

"Il tempo ci darà ragione", ha concluso il consulente tecnico dopo aver precisato che sta procedendo a classificare, uno ad uno, tutti gli elementi.

Lo scorso ottobre, i difensori del muratore di Mapello, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini erano usciti dalla Cassazione fortemente delusi ed amareggiati. "Abbiamo dedicato tutte le nostre energie per cercare di smontare una sentenza di condanna che conteneva incongruenze grandi come una casa", avevano dichiarato sottolineando che a loro dire gli atti erano sbagliati.