Il caso Marco Vannini (20 anni al momento della morte) è sicuramente una delle vicende giudiziarie più controverse e discusse degli ultimi anni. Data la delicatezza e l'importanza dell'argomento, l'omicidio Vannini non può certo passare inosservato dal punto di vista giudiziario, deontologico e giornalistico. Per tale motivo, il tema è stato trattato presso l'istituto comprensivo Faggeto di Allumiere (Roma) nelle classi I e III A assieme ad Alessio Vallerga, direttore della testata online Terzo Binario.

Roma: il caso Vannini diventa una lezione di scuola

Il caso Marco Vannini è stato discusso in due classi dell'istituto comprensivo Faggeto di Allumiere. L'iniziativa è stata della professoressa Tiziana Cimaroli. I ragazzi, stando a quanto scritto da Terzo Binario, hanno seguito con molto interesse la ricostruzione dell'omicidio Vannini, tramite i filmati delle interviste realizzati poco prima della pronuncia dei magistrati riguardo la sentenza di appello che vedeva coinvolti Antonio Ciontoli e la sua famiglia. Dalla vicenda del povero Marco, la discussione si è allargata anche ad altri fatti di cronaca locale, ribadendo come sia fondamentale da parte del giornalismo effettuare corretta informazione, al fine di non cadere nel turpe e dannoso sciacallaggio.

Antonio Ciontoli: per i legali è stato un errore

Come è risaputo, la famiglia Ciontoli è stata processata per l'omicidio di Marco Vannini. Marco era fidanzato con Martina, figlia di Antonio e di sua moglie Maria Pezzillo. Il giovane morì a causa di un colpo di proiettile a Ladispoli presso la villetta dei Ciontoli nella notte tra il 17 e 18 maggio di quattro anni fa.

Antonio, ex militare della Marina e dei servizi segreti, ha ammesso infine di essere il responsabile del tragico destino di Marco. L'uomo ha confessato di aver sparato il colpo mortale, precisando però che si trattò di un errore.

Ebbene, di recente gli avvocati Andrea Miroli e Pietro Messina, legali della famiglia Ciontoli, hanno indetto una conferenza stampa per chiarire (a detta loro) alcuni aspetti della vicenda.

Infatti, la sentenza di appello ha ridotto drasticamente la pena originale del Ciontoli: da 14 a 5 anni di carcere. I due legali hanno cercato di spiegare il motivo di tale decisione da parte dei giudici. Messina ha dichiarato nel corso della conferenza: "Certamente la colpa del nostro assistito è grave. La sciagura è di una gravità indicibile, ma non possiamo crocifiggere una persona per errore".

Messina ha continuato affermando che Antonio Ciontoli non è un esperto di armi e quello che ha compiuto, involontariamente e in meno di un secondo, era un avvenimento che non poteva certo controllare. Messina ha comunque ammesso che il Ciontoli si sia comportato in maniera 'censurabile' e 'sproporzionata' seppur abbia premuto il grilletto con intenzioni non omicide. Il legale ha inoltre confermato che il suo cliente pagherà per la sua colpa, tuttavia: "Da qui a dire che ha colpito volontariamente ce ne vuole".