"Dalla Rai ancora tutto tace": i familiari di Lamberto Sposini attendono dall'ente pubblico un'offerta in vista di un accordo extragiudiziale per il risarcimento. Il prossimo 29 aprile, saranno trascorsi otto anni dal drammatico giorno in cui il giornalista, oggi 67enne, che all'epoca conduceva la trasmissione 'La vita in diretta', poco prima di andare in onda si sentì male: fu colpito da un ictus seguito da emorragia cerebrale.

Da allora, l'esistenza del professionista e dei suoi cari è stata sconvolta: faticosamente, sottoponendosi a cure incessanti, è riuscito in parte a riprendersi.

Resta la battaglia legale con la Rai per accertare ritardi e negligenze nei soccorsi. Dopo la sentenza di primo grado, da mesi i giudici invitano le parti a trovare un accordo, ma dalla tv pubblica non è arrivata alcuna proposta. Protestano i familiari e i legali di Sposini.

Lamberto Sposini, familiari e legali sui ritardi nei soccorsi

Del caso si è occupato Il Corriere della Sera che ha sentito l'ex compagna Sabina Donadio con cui il giornalista ha avuto una figlia, Matilde, che oggi ha 17 anni, Bruno Tassone, legale di Sposini, e Ada Odino che tutela la figlia ancora minorenne. Sabina Donadio ha evidenziato il dramma di un uomo che aveva fatto dell'uso della parola il perno della sua esistenza, costretto dal malore a non utilizzarla più.

I familiari ritengono sia doveroso accertare le negligenze da parte dell'azienda pubblica nell'attivare i soccorsi. Secondo l'avvocato Tassone, trascorsero 50 minuti prima dell'arrivo dell'ambulanza, mentre in una situazione del genere sarebbero dovuti arrivare entro pochi minuti. Inoltre, non sarebbero state fornite le indicazioni corrette: all'inizio si parlò di infarto, e solo dopo quattro ore e mezza Sposini fu operato, mentre nel suo caso sarebbe stata necessaria la massima tempestività.

In primo grado, però, i giudici hanno discolpato l'azienda pubblica da ogni responsabilità in tal senso. La sentenza è stata impugnata dai familiari di Sposini, in cerca di un risarcimento, innanzitutto morale. Anche se, come riferito dall'ex compagna, le spese sono tante perché il giornalista necessita di cure costanti. Ma ciò che la famiglia non accetta, è che la faccenda possa essere liquidata nel totale silenzio.

L'accordo che non c'è

Da mesi i giudici, in vista della prossima udienza, prevista per il 21 maggio, hanno sollecitato un accordo extragiudiziale tra le parti per il risarcimento: se in primo grado erano stati chiesti 11 milioni di euro, ora si arriverebbe a 350 mila euro. I familiari lamentano che la Rai non abbia proposto alcuna offerta. L'ex compagna ha raccontato di aver cercato in tutti questi anni di di parlare con i vari presidenti e i direttori generali Rai, ma senza venire a capo di nulla. L'avvocata Odino ha dichiarato che i familiari si aspettavano un gesto riparativo. Tassone ha aggiunto che Sposini è un professionista che alla Rai ha dato moltissimo, mentre la Rai rischierebbe una multa milionaria perché, trascorsi mesi, non è arrivata ai legali neanche una proposta informale.

Caso Sposini, 'una macchia per la Rai'

Sul caso è intervenuto il deputato Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, che ritiene continui ad essere "una macchia sull'operato della Rai". Secondo Anzaldi, in una vicenda in cui "qualcosa, è evidente, non ha funzionato nei soccorsi", la Rai deve rispondere a Sposini, non per una questione di cifre, ma "di rispetto". Anzaldi, che all'epoca della presidenza Maggioni aveva ricevuto rassicurazioni, si chiede perché invece nessun dirigente intervenga in una vicenda che rappresenta anche un danno di immagine per la Rai.

Dello stesso avviso, Clemente Mimun, direttore del Tg5 ed ex collega di Sposini, che ha riferito che verso un professionista di valore, si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso dalla Rai.

Tra amarezze e colleghi che l'hanno 'abbandonato', chi non sembra averlo mai dimenticato è l'amica Barbara D'urso che, oltre a pubblicare di frequente foto con lui sui social, secondo il retroscena svelato dal Corriere, pare che spesso lo inviti ai suoi programmi tra il pubblico, a cui chiede di non fare video, per fargli riassaporare l'atmosfera degli studi tv che un tempo erano la casa del giornalista.