Era il 23 maggio del 1992 quando un potente ordigno esplose sull'autostrada A29, nei pressi di Capaci, in Sicilia, uccidendo il giudice Giovanni Falcone, sua moglie, Francesca Laura Morvillo, e altri tre agenti della scorta. L'attentato, di questo si trattò infatti, destò sconcerto in tutta Italia, e fu deciso dai vertici della cosca mafiosa nota come "Cosa Nostra". Il giudice Falcone era noto per le indagini proprio sulla criminalità organizzata, in Sicilia e non solo. Un mese dopo, precisamente a Luglio, stessa sorte toccò al giudice Paolo Borsellino, che venne ucciso in un attentato simile in via D'Amelio, a Palermo.

Entrambi scomodi Falcone e Borsellino, ma oggi proprio nel 27esimo anniversario da quelle stragi di mafia, a Palermo, come ogni anno ormai, è arrivata la nave della legalità. A bordo ci sono 1.500 studenti: tutti loro sono uniti da un'unico ideale, quello appunto di dire "no alla mafia". Sul natante erano presenti anche le autorità dello Stato, sempre presenti in occasioni del genere, come ad esempio il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti e il ministro della Giustizia, Alfondo Bonafede e tanti altri esponenti di spicco del panorama politico nazionale.

Il Presidente della Repubblica: 'La mafia sarà sconfitta'

Ieri, prima della partenza della nave, è intervenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha ricordato agli studenti che l'attenzione su questi fenomeni deve essere sempre alta, e che spetta soprattutto alle giovani generazioni lanciare un messaggio importante contro la criminalità organizzata, di qualunque ordine e grado.

Questo anniversario, come riferisce Il Messaggero, è costellato da polemiche e defezioni, ma nonostante tutto, Mattarella ha ribadito che "la mafia sarà sconfitta" - questo è il pensiero del Presidente. Agli studenti lo stesso ha ricordato che l'impegno di tutti è fondamentale per contrastare tali fenomeni, proprio quell'impegno, che fino alla fine dei loro giorni hanno avuto sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino.

Tappa nell'aula bunker del carcere di Palermo

Stamane le autorità si sono recate anche in visita presso l'aula bunker del carcere "Ucciardone" sito nello stesso capoluogo siciliano. Fu proprio qui che si tenne il processo per le stragi di mafia. Secondo gli inquirenti che hanno indagato per anni sulla morte dei due togati, a premere il grilletto, quel pomeriggio del 23 maggio del 1992 fu Giovanni Brusca (attuale collaboratore di giustizia), implicato per aver commesso un centinaio di omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto brutalmente in una vasca contenente acido nitrico nel 1996. dopo essere stato strangolato. Il bimbo fu rapito nel 1993, quando aveva quasi 13 anni, ed era figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo.