Il giorno della sua prima comunione, il figlio di un noto boss di Bari, del quartiere Libertà, ha stupito parenti, amici e conoscenti, arrivando in chiesa con una macchina di lusso: in Ferrari.

Il padre del bambino, che si trova attualmente in carcere, non ha potuto assistere alla celebrazione, poiché i giudici gli hanno negato il permesso di assistervi. A diffondere questa notizia, che ha destato non poco clamore e anche numerose polemiche, è stato il quotidiano il Corriere della Sera. Nell'articolo dove è stata riportata la notizia è stato affermato che lo stesso giorno, un altro importante boss barese, sempre per festeggiare la comunione del proprio figlio, ha organizzato uno spettacolo pirotecnico.

La reazione del parroco

Appresa la notizia dell'arrivo in Ferrari cabrio rossa, il parroco della chiesa, don Antonio D'Angelo ha voluto esprimere nella sua omelia il disappunto per quanto era appena accaduto. Per questo motivo, don Antonio D’Angelo, dopo aver ricordato ai fanciulli che per la prima volta si accingevano ad accostarsi al sacramento dell'eucarestia, l'importanza ed il significato spirituale e religioso di questo gesto, ha invitato i fedeli a non spettacolarizzare i riti sacri.

“Mai viste cose simili che detesto e non approvo affatto – ha infatti affermato il parroco – Non hanno nulla a che vedere con i sacramenti".

Le sue parole forti per quanto accaduto domenica 28 aprile hanno destato ammirazione, ma anche clamore.

Ieri mattina, inoltre, il parroco ha rilasciato una nuova dichiarazione al giornale Il Fatto Quotidiano dove ha dichiarato che i gesti dei boss, per le comunioni dei propri figli sono solo un modo per poter ostentare la propria forza e sono pertanto offensivi verso tutta la società civile che invece è sdegnata per l'avvicendarsi di questi avvenimenti.

Le polemiche sui social e in tutto il quartiere

L'arrivo sul sagrato della chiesa Redentore del bambino di nove anni in Ferrari ha "sconvolto" numerose persone. Per questo motivo, non appena si è diffusa la notizia, questa ha creato polemiche sui social network, ma anche in tutto il quartiere Libertà.

Un quartiere complicato della città di Bari, che viene spesso ricordato come il rione nel quale fu aggredita, questa volta da una moglie di un boss, una giornalista della Rai, durante la registrazione di un servizio.

Anche don Francesco Preite, il direttore dell'oratorio dei salesiani del quartiere, ha voluto sostenere ed incoraggiare don Angelo, affermando che sono gli episodi come questi che affermano la prepotenza mafiosa. Per questo ha voluto invitare l'intera comunità barese e non solo a non aver paura, ma ad alzare la testa e reagire.