Si avvia ad una soluzione il caso della professoressa Rosa Maria Dell'Aria, sospesa dal servizio fino al 27 maggio perché non avrebbe adeguatamente controllato il lavoro dei suoi ragazzi. Infatti gli studenti, in un video proiettato a Scuola - l'Istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo - hanno paragonato le leggi razziali fasciste del 1938 con il decreto sicurezza di Matteo Salvini.

La decisione dell'allontanamento della docente per alcuni giorni ha suscitato grandi polemiche, anche a livello internazionale, con articoli come quello apparso sul "Guardian" e perfino una manifestazione di solidarietà svoltasi a Tunisi.

Mentre la raccolta di firme promossa dal segretario del Pd Nicola Zingaretti sul sito Change.org per ottenere immediatamente il reintegro dell'insegnante ha raggiunto 57mila sottoscrizioni in 24 ore, e quella lanciata il giorno prima dal sindacato Usb ha già toccato le 110mila adesioni, anche dal governo sono arrivati dei segnali di distensione.

Verso una soluzione del caso

Da una parte si sono mossi esponenti del M5S come Luigi Di Maio ed il Presidente della Camera Roberto Fico; dall'altra anche Salvini ha auspicato "un ritorno a scuola dell’insegnante", programmando un incontro con lei per il 23 maggio a Palermo, in concomitanza con la giornata della memoria in onore dei caduti per mafia nell'anniversario della strage di Capaci.

Inoltre il ministro dell'Interno ha annunciato di essere disponibile a recarsi dagli studenti che hanno ideato il video per poter spiegare loro i contenuti del disegno di legge tanto criticato.

Durante la trasmissione "Le Parole della Settimana", il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti ha dichiarato a Massimo Gramellini di essere pronto a vedere la docente per avere una possibilità di confronto sull'accaduto.

Insomma, sembra ormai vicino un ripensamento sulla decisione di sospendere la professoressa per poter così chiudere la polemica.

La difesa degli studenti

Nel frattempo il figlio della docente, l'avvocato Alessandro Luna, sta comunque ultimando un ricorso da presentare alla Sezione Lavoro del Tribunale per ottenere l'immediato rientro in servizio della donna.

Sono intervenuti anche gli studenti del Vittorio Emanuele III che, attraverso i rappresentanti d'istituto Federico e Salvatore, hanno voluto far valere le proprie ragioni. Innanzitutto hanno difeso la professoressa, assicurando che l'insegnante ha sempre lasciato liberi i propri alunni, senza mai inculcare loro idee contro Salvini.

Il video incriminato è stato il frutto di una lunga ricerca iniziata a gennaio, dopo aver letto testi di diverso orientamento, i contenuti delle leggi razziali, nonché quelli del decreto sicurezza. In questa fase di approfondimento sono stati utilizzati anche articoli critici, come quelli apparsi su "Avvenire", ricerche su internet, resoconti delle polemiche politiche e delle opinioni di scrittori ed intellettuali.

Alla fine, gli studenti hanno iniziato a creare una scaletta del filmato, basandosi sull'idea che si erano fatti.

La professoressa ha solamente corretto gli elaborati, non interferendo nella realizzazione del video, ideato per intero dai ragazzi. Oltre ad esprimere solidarietà a Rosa Maria Dell'Aria, i giovani hanno voluto difendere la propria libertà di espressione, non accettando l'idea che il loro lavoro doveva essere supervisionato, e quindi sottoposto ad una forma di censura. In pratica non reputano giusta quella che definiscono una deriva autoritaria.