La parola di un vigilante contro quella di Marco Carta. Come ormai è noto, lo scorso venerdì il cantante sardo di 34 anni è stato fermato all'uscita dei grandi magazzini La Rinascente di Milano, in compagnia di un'amica, Fabiana Muscas, di 53 anni. Sottoposti a un controllo, sono risultati in possesso di sei magliette del valore complessivo di 1200 euro che erano nella borsa della donna.
Entrambi sono stati fermati con l'accusa di furto aggravato e posti agli arresti domiciliari. Sabato mattina si è svolto il processo per direttissima: il giudice non ha convalidato il fermo per Carta, che però è stato rinviato a giudizio.
La prima udienza del processo è fissata per il 20 settembre. Mentre il cantante insiste nel professarsi innocente e si è dichiarato "estraneo ai fatti", la testimonianza del vigilante in borghese non depone a suo favore.
Caso Marco Carta, versioni dei fatti contrastanti
Interpellato dai giornalisti all'uscita dell'aula 2 dei processi per direttissima del tribunale di Milano, il cantante sardo vincitore di Amici e del Festival di Sanremo, ha negato con forza di aver rubato e si è dichiarato innocente ed estraneo ai fatti che gli sono stati contestati dal giudice in udienza. Sui social ha persino lanciato un appello affinché tutti lo aiutino a restituire serenità ai familiari turbati dall'episodio del furto alla Rinascente di Milano per cui sarebbe stato accusato ingiustamente.
"Sono una persona onesta e certamente non rubo. Grazie ancora e spero mi aiutiate per me e per loro a fare chiarezza", ha scritto. Al processo, Carta ha attribuito l'intera responsabilità del furto all'amica, che ha confermato questa versione. Per Carta, quindi, non è scattata la convalida del fermo ed è tornato in libertà, ma le indagini a suo carico proseguono in vista del processo fissato a settembre.
Questa versione sembrerebbe essere smentita da quella fornita dal vigilante dei magazzini che, in borghese, ha seguito la coppia di amici e osservato i movimenti dei due insospettito da un modo di fare 'anomalo': si guardavano sempre intorno. La testimonianza dell'addetto alla sicurezza è stata raccolta dal Nucleo reati predatori della polizia locale di Milano, che ha fermato Carta e l'amica.
L'addetto ha ricostruito la dinamica del furto: in un primo momento ha visto i due prelevare alcune maglie e con le stesse salire con la scala mobile fino al terzo piano, a quel punto li ha visti entrare nei camerini di prova dove sono rimasti per alcuni minuti. O meglio: la donna, rimasta fuori, passava al cantante le magliette una alla volta, in ultimo gli ha passato anche la sua borsa. Quindi Carta è uscito e a quel punto nessuno dei due aveva più in mano le maglie prelevate.
Il giro ai magazzini non era ancora finito perché dal terzo piano la coppia si è spostata, sempre con la scala mobile, al quarto dove il ragazzo si è diretto al bagno, per poi uscirne alla svelta, riprendere ancora la scala mobile e fermarsi al secondo piano.
Questa volta Marco ha preso dagli espositori due costumi da uomo e si è recato alle casse per pagarli. Quindi i due hanno ripreso le scale mobili fino al piano terra per raggiungere l'uscita, ma nell'oltrepassare le barriere antitaccheggio è suonato l'allarme. I capi costosi, infatti, hanno un doppio dispositivo: le tacche antitaccheggio vere e proprie, poi trovate nei bagni dei magazzini, dopo essere state tolte con un cacciavite rinvenuto nella borsa della donna. Quindi gli ulteriori antifurto, sotto forma di piccoli adesivi flessibili, ignote ai non professionisti del furto, che erano stati lasciati attaccate ai capi d'abbigliamento. Secondo il vigilante, le cui dichiarazioni, naturalmente, sono state messe a verbale, sarebbe stata "un'azione preordinata".
La polizia municipale ha acquisito le immagini registrate dai video interni de La Rinascente: al processo saranno fondamentali per confermare o smentire la versione dell'addetto alla sicurezza.
Il fermo del cantante 'ostacolato' dai fan
Per gli agenti del Nucleo reati predatori della polizia locale di Milano fermare Marco Carta all'interno del magazzino non è stata un'operazione semplicissima, non perché il cantante abbia opposto resistenza o abbia cercato di scappare ma perché era stato circondato da fan ed ammiratori che, avendolo riconosciuto, volevano fare selfie e autografi con lui, tutto immaginando eccetto che intralciare un'operazione di polizia giudiziaria.
Alla fine, Carta e la sua accompagnatrice sono stati raggiunti e con discrezione riportati nei magazzini per i controlli fino alla scoperta delle maglie nella borsa della donna.
Al momento l'artista è stato rinviato a giudizio per mancanza di prove. Ha evitato la convalida del fermo grazie a una sentenza della Cassazione del 2016 sulla detenzione della refurtiva: quando è stato bloccato, non era in suo possesso.