Secondo l’ultimo report pubblicato dall'Istat, nel nostro Paese si riduce il divario tra la vita media delle donne e quella degli uomini. Quello che invece permane sono le differenze nei vari territori. Nella città metropolitana di Napoli la vita media è di 80,7 anni (ultima posizione) mentre a Firenze e Treviso (al vertice di questa classifica) è di 84,0 anni: ben 3,3 anni in più. In generale nelle regioni del Nord i cittadini hanno un’aspettativa di vita maggiore rispetto alle regioni del Sud, in particolare quelli residenti in Campania e Sicilia.

In 15 anni la vita media è aumentata di 2 anni

Pubblicato pochi giorni fa il rapporto Istat sulle “Misure del benessere equo e sostenibile dei territori, aggiornato al 2018. Sono dati di rilevamento nelle province e nelle città Metropolitane del nostro Paese. A livello nazionale, rispetto al 2004 la vita media è aumentata mediamente di 2 anni, passando da 80,7 a 82,7 anni.

Si riduce il divario tra uomini e donne passando - in 15 anni - da 83,6 a 84,9 per le donne e da 77,9 a 80,6 per gli uomini (2017). Ovvero da 5,7 anni ad una differenza di 4,3 di adesso. A recuperare sono stati soprattutto gli uomini, in misura maggiore nelle province del Nord (+3,9) mentre faticano a recuperare nel Mezzogiorno.

Quello che invece permane è il divario tra le varie zone del Paese, con un'aspettativa di vita maggiore nelle province del Nord-Est e del Centro (a parte il Lazio), mentre si collocano ben al di sotto della media nazionale le province del Sud, in particolare Campania e Sicilia.

Progetto 'Misure del benessere dei territori'

I dati appena pubblicati sono riportati nel report dell’Istat, inserito nel Programma Statistico Nazionale, che valuta annualmente una serie di indicatori del benessere nelle varie province e città metropolitane del nostro Paese.

Questo in attuazione dell’attuale normativa, legge n. 163/2016, e ancora oggi ribadito nella Relazione del MEF (Ministro dell’Economia e Finanze) sugli indicatori di benessere equo e sostenibile 2019.

Non sempre le differenze osservate sono prevedibili perché risentono di aspetti peculiari che possono caratterizzare specifici territori.

Complessivamente l’Istat considera 56 indicatori statistici, quelli inseriti nell'Edizione 2019, articolati in 11 domini, quali lavoro, sicurezza, benessere economico, innovazione, ricerca e creatività, istruzione, qualità dei servizi, ambiente, ecc. Sono questi elementi che poi determinano quelle differenze che si riflettono sull'aspettativa di vita. Dal confronto con i dati storici è possibile studiare le varie dinamiche territoriali e il concomitante incremento (o contrazione) del benessere dei vari domini, come le variazioni dell’aspettativa di vita media.

Sempre da questo rapporto, che è possibile scaricare dal sito dell’Istat, vedendo la distribuzione nelle varie province degli intervalli di aspettativa di vita media, il trend è crescente passando dalle province del Sud - Sicilia, Calabria Campania, 80,7-82,3 anni – ad una fascia intermedia - Puglia e Sardegna, province del Centro e Nord-ovest, 81,8-82,9 anni – a territori più longevi come le zone del Centro-Nord (Toscana) e le zone del Nord-Est.

Per quanto riguarda invece il divario tra uomini e donne, questo dato è distribuito a macchia di leopardo su tutto lo stivale.

Poi ci sono altre Figure che fotografano lo stato di altri "domini", come Salute, benessere, lavoro, sicurezza, ecc. È del tutto evidente che ancora oggi, su molti aspetti, permangono differenze evidenti tra territori e tra chi vive nel Centro-Sud e quelli del Centro-Nord. Un gap che sarebbe auspicabile venisse colmato nei prossimi anni.