Molto probabilmente non ha retto alle pressioni degli ultimi giorni. Così l’insegnante di 53 anni, accusato di aver consumato rapporti con due studentesse, che all’epoca dei fatti avevano solo 15 anni, ha compiuto un gesto estremo: nel primo pomeriggio di sabato è sceso nella cantina della sua abitazione a Quarto, paese nell’hinterland napoletano, in cui era agli arresti domiciliari da mercoledì scorso, e si è tolto la vita. Il docente, sposato e padre di due figli, si è sparato al petto con una pistola di cui si ignora la provenienza. Infatti il professore ed i suoi familiari non ne possedevano, né avevano il porto d’armi: di certo magistratura e carabinieri non erano stati informati dell'arma, altrimenti avrebbero dovuto disporne il sequestro al momento del fermo dell’uomo.

La denuncia della studentessa gelosa

Nonostante le indagini siano proseguite per mesi nel massimo riserbo e senza divulgare troppi particolari sulla vicenda, innanzitutto per tutelare i minori coinvolti, già da tempo le voci sull’inchiesta si erano diffuse a macchia d’olio, tanto che il docente, che insegnava matematica nel liceo classico Gian Battista Vico di Napoli, ad aprile aveva chiesto ed ottenuto il trasferimento in un’altra Scuola. Tutto era partito delle accuse delle due ragazze, supportate da alcuni messaggi e mail con il professore, dai contenuti inequivocabili, salvati sui telefonini delle giovani. A quanto pare era stata una delle due a confessare la relazione ai genitori, dopo aver scoperto che l’insegnante si vedeva anche con l’altra studentessa.

Accecata dalla gelosia, la ragazzina sarebbe scoppiata a piangere ed avrebbe fatto le prime ammissioni, in seguito ripetute davanti al magistrato con il supporto di uno psicologo. Secondo il suo racconto, gli appuntamenti con quell’uomo sarebbero andati avanti per mesi a partire dall’inizio dell’anno scolastico, fino ad aprile.

Va ricordato come per legge il reato di rapporti carnali con minori è perseguibile anche nel caso in cui siano consensuali ed è aggravato dal ruolo di educatore del maggiorenne.

La difesa dell’insegnante

Dal canto suo il 53enne aveva sempre negato ogni addebito. Al magistrato aveva spiegato quei messaggi – che la studentessa aveva girato anche ad un’amica con cui si confidava – come il frutto di un attacco informatico da parte di qualche hacker, o magari di un semplice studente in vena di fare scherzi; tuttavia una prima perizia sul tablet del docente aveva escluso eventuali ingressi esterni non autorizzati.

Anche con un dirigente scolastico, che di recente l’aveva convocato, il professore si era giustificato in modo simile, proclamandosi innocente. Di certo la notizia del suo arresto aveva destato grande stupore nel liceo di Napoli, in cui era molto apprezzato, tanto che un gruppo di venti colleghi avevano inviato ai pm una lettera in cui si dicevano sicuri della sua estraneità ai fatti. Dopo aver saputo della sua morte, molti allievi hanno testimoniato sui social la loro solidarietà verso l’insegnante, giudicato serio e irreprensibile, ed hanno deciso di organizzare una veglia davanti alla scuola per commemorarlo.