ASAP Rocky è comparso oggi in un'aula del Tribunale Penale di Stoccolma per affrontare la prima udienza del processo che lo vede imputato per aggressione ai danni di un 19enne, assieme ad altri due membri del suo entourage.

ASAP Rocky ammette l'aggressione, ma parla di legittima difesa: rischia due anni di carcere

Il rapper classe 1988, il cui vero nome è Rakim Mayers, ha ammesso, tramite il suo avvocato, di aver scaraventato a terra il denunciante, di essere salito sul suo braccio e di avergli inoltre sferrato un colpo sulla spalla, ma allo stesso tempo ha sottolineato come il suo comportamento sarebbe da inquadrare come autodifesa.

ASAP Rocky ed i suoi due collaboratori rischiano una condanna a due anni di carcere, qualora la Corte decidesse di accogliere le richieste dell'accusa.

L'accusa cita i video delle telecamere di sorveglianza ed una bottiglia utilizzata per colpire la vittima

Secondo l'accusa, l'opinione pubblica – che si è schierata per lo più in difesa dell'artista e dei suoi collaboratori, anche grazie ai numerosi appelli di personaggi pubblici come Kanye West e Justin Bieber, nonché del presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump – sarebbe stata fuorviata dalla visione dei filmati divenuti virali online in seguito alla diffusione della notizia, in cui è possibile vedere il rapper prima dell'aggressione, mentre cerca pacatamente e ripetutamente di allontanare il giovane, che lo stava evidentemente seguendo e molestando verbalmente.

"Ci sono altri video da tenere in considerazione oltre a quelli diffusi sul web", ha dichiarato il procuratore Daniel Suenson.

Le prove video citate dall'accusa includerebbero filmati ripresi da alcune telecamere di sorveglianza – non diffusi online – il racconto di alcuni testimoni ed una bottiglia che sarebbe stata identificata come arma del delitto, in quanto compatibile con alcune ferite riportate dal querelante, sul cui corpo sarebbero presenti inoltre ferite che sembrerebbero essere state causate da un oggetto appuntito.

Tensione diplomatica tra Svezia e Usa: l'ex ambasciatore parla di razzismo e sui social c'è chi invita a boicottare IKEA

La vicenda sta suscitando tensione tra Svezia e Stati Uniti, negli ultimi giorni si è infatti letteralmente sfiorata la crisi diplomatica. Oltre a Trump, che si era detto deluso dal comportamento del Premier svedese – colpevole, secondo l'inquilino della Casa Bianca, di non essere intervenuto in alcun modo in favore del rapper – si è espresso anche l'ex l'ambasciatore USA in Svezia, Mark Brzezinsk, che ha parlato addirittura di una palese "ingiustizia determinata da fattori razziali".

Nel frattempo la vicenda continua a far discutere: oltre all'ormai nota petizione online, lanciata con l'hashtag #JusticeForRocky, che ha già raccolto 630.000 firme in tutto il mondo, sono state lanciate diverse campagne sui social media in favore del rapper, che invitano a boicottare IKEA ed i più noti marchi svedesi di fama internazionale.