Negli ultimi giorni la notizia dell'arresto di sette giovani, ritenuti responsabili della tragedia di Corinaldo, ha riacceso la discussione mediatica sui drammatici fatti verificatisi nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 presso il locale 'Lanterna Azzurra' – che quella sera avrebbe dovuto ospitare anche Sfera Ebbasta – durante cui persero la vita ben sei persone.

Le vittime rimasero schiacciate nella calca causata dal panico conseguente alla diffusione nell'aria di uno spray urticante.

Lo spray al peperoncino usato come diversivo per facilitare la fuga dopo i furti: una tattica collaudata

La sostanza, almeno stando a quanto dichiarato dal Gip che ha disposto l'arresto dei ragazzi – tutti tra i 18 ed i 22 anni di età – era stata spruzzata dai giovani proprio allo scopo di creare scompiglio, in modo tale da sfruttare la confusione per scappare facilmente, dopo aver messo in atto svariati furti ai danni dei partecipanti all'evento.

Si trattava, almeno secondo il Gip che ha disposto gli arresti, di un modus operandi ampiamente consolidato, che la banda aveva già concretizzato più volte, con successo, perpetrando poi ulteriori azioni illecite, in tutto per tutto simili a quella della discoteca marchigiana, anche dopo la tragedia di Corinaldo.

A far discutere in queste ore sono anche e soprattutto diversi dettagli, a dir poco agghiaccianti, emersi dalle intercettazioni telefoniche tra i membri di quella che al momento sembra poter essere configurata come una vera e propria organizzazione criminale, collaudata e funzionale, seppur priva di un leader.

Le minacce a Sfera Ebbasta nelle intercettazioni: 'Lo stavo per bussare quel figlio di ...'

A quanto pare il giorno della tragedia, sulla via del ritorno, alcuni membri della banda avrebbero incontrato Sfera Ebbasta presso una stazione di servizio, uno di loro sarebbe stato intenzionato a rubargli la collana che aveva addosso: "Se non era per i morti, te lo giuro, gliela faceva", dichiara infatti un altro intercettato.

Nel corso delle intercettazioni il trapper viene più volte insultato, descritto come un pagliaccio, o come uno che "ha rovinato tutto".

"A me fa proprio schifo come uomo – dichiara uno dei membri della banda –, c'è mancato poco che litigassimo nella stazione di servizio, lo stavo per bussare quel figlio di ..., con quella e faccia da ... e la collana fuori".

La banda agiva in altri Paesi europei: profitti per circa 15.000 euro al mese

Oltre ad aver agito in diversi locali del centro nord Italia, la banda di giovani rapinatori avrebbe portato a termine azioni mirate anche in Francia, per la precisione a Disneyland Paris – dove due dei sette indagati sono stai arrestati e poi rilasciati lo scorso luglio – ed in Repubblica Ceca.

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, i sette avrebbero messo in atto colpi con cadenza settimanale, contattando preventivamente il ricettatore che avrebbe poi permesso loro di monetizzare gli oggetti di valore sottratti alle vittime. La banda riusciva in questa maniera a garantirsi un profitto di circa quindicimila euro ogni mese.

Negli ultimi 30 giorni, sempre stando a quanto ricostruito dal Gip nell'ordinanza di custodia cautelare, il gruppo avrebbe messo a segno ben diciotto colpi, continuando a fare uso del famigerato spray urticante e di altre forme di violenza.

'Ué assassino'

Il Gip ha parlato inoltre di dati "inquietanti" venuti alla luce durante le investigazioni. Elementi che dimostrerebbero, secondo le autorità investigative, come i giovani, qualora non fossero stati fermati, avrebbero continuato a compiere rapine per le discoteche di tutta Europa.

Il dettaglio che più di ogni altro sta turbando l'opinione pubblica in queste ore è però relativo alla soddisfazione e all'ironia con cui alcuni dei ragazzi avrebbero rivendicato, parlando tra loro, quanto accaduto a Corinaldo: due membri del gruppo avrebbero infatti utilizzato l'espressione "Che spettacolo" per descrivere l'accaduto, altri avrebbero preso l'abitudine di salutarsi tra loro con frasi 'ironiche' come: "Ué assassino".