Un intero Paese sotto shock: la vicenda di Alexandra Macesanu ha destato molto scalpore in Romania. La 15enne è stata rapita da un meccanico di 65 anni, Gheorghe Dinca, mentre faceva autostop verso casa: l’uomo avrebbe abusato della giovane prima di ucciderla e bruciare il suo corpo. L’aspetto più sconcertante della vicenda è che la vittima, durante la prigionia, era riuscita a telefonare al 112, ma l’operatrice del numero di emergenza l’aveva trattata con freddezza, non prendendo troppo sul serio le sue suppliche disperate. Quando la polizia è entrata in casa del maniaco, con diverse ore di ritardo, non ha potuto far altro che constatare la presenza dei resti carbonizzati della ragazza.

Le polemiche seguite alla diffusione dell’audio di una delle tre conversazioni tra Alexandra e la centralinista del 112, hanno provocato un terremoto, conclusosi con la cacciata del capo della polizia, Ioan Buda, mentre altri quattro funzionari della contea in cui si sono svolti i fatti sono stati obbligati a dimettersi.

Una telefonata drammatica

Il bruto aveva sequestrato il telefono cellulare della giovane, ma non aveva pensato all’apparecchio fisso di casa, rimasto incustodito durante una sua breve assenza. Così Alexandra ha potuto chiamare il 112 per chiedere aiuto, ma la reazione dell’agente Vasilica Viorel Florescu, che ha parlato con la 15enne, è stata di un’indifferenza e di un’insensibilità davvero impressionanti.

Nell’audio di una delle tre telefonate fatte, riportato dal canale Youtube "Cristian Tudor Popescu tv", la ragazza appare terrorizzata. Dopo aver fornito le proprie generalità, racconta di essere stata vittima di una violenza carnale e chiede l’intervento delle forze dell’ordine, ma non è in grado di spiegare con precisione in quale luogo si ritrovi reclusa, pur sapendo di essere nei dintorni di Caracal, a circa 145 chilometri ad est di Bucarest, avendo letto da qualche parte il nome della località durante il sequestro.

La risposta della centralinista è indisponente: “E allora come pensi che ti troviamo?”. Come se non bastasse, mentre la giovane supplica di non riattaccare, le viene rinfacciato che ci sono altre chiamate in linea.

Il ritardo della polizia è stato fatale per Alexandra

Nel corso della telefonata viene ripetutamente assicurato ad Alexandra che la polizia sarà in quella casa a breve, prima che il suo aguzzino ritorni.

Invece gli agenti impiegheranno ben 12 ore per trovare l’abitazione, ed altre sette per ottenere un mandato di perquisizione: un grave ritardo che con ogni probabilità è costato la vita alla 15enne. Dal canto suo Gheorghe Dinca ha confessato il delitto e gli abusi, aggiungendo che prima di Alexandra aveva ucciso anche la diciottenne Luiza Melencu, scomparsa nel nulla ad aprile. Mentre gli inquirenti hanno iniziato a perlustrare un laghetto nei pressi della residenza dell’uomo, temendo che possano esserci altre vittime del serial killer, in Romania in molti hanno protestato contro il governo per quanto accaduto.