A 24 ore dalla denuncia pubblicata sul quotidiano Il Messaggero, la polizia locale di Roma è intervenuta: il ristorante protagonista della vicenda è stato obbligato a chiudere per cinque giorni, dopo le accuse di due turiste giapponesi. Le giovani, lo scorso 4 settembre, si erano viste consegnare un conto di 429 euro e 80 centesimi al termine del pasto: le clienti avevano regolarmente pagato, per poi raccontare la loro storia sui social, con tanto di immagini dello scontrino incriminato. Subito si è sollevata una polemica, che ha spinto le autorità a muoversi e ad effettuare dei controlli: in realtà il locale ha dovuto abbassare le saracinesche per cinque giorni a causa delle violazioni nell’occupazione del suolo pubblico, in quanto alcuni tavolini all’aperto erano al di fuori dello spazio consentito dal Municipio.

Si è saputo anche che non era la prima volta: per la stessa irregolarità già nelle scorse settimane era stata disposta una sanzione simile.

La multa per gli 80 euro di mancia nel conto

In più i proprietari del ristorante dovranno pagare una multa per gli 80 euro di mancia obbligatoria aggiunti al conto. Infatti la polizia locale ha esaminato a lungo scontrini e ricevute, per confrontare gli importi con i prezzi indicati nel menù a disposizione dei clienti. Al termine delle verifiche è risultato chiaro che quella voce dedicata alla mancia non potesse essere inserita in alcun modo nel conto, né tanto meno essere imposta agli avventori. Secondo quanto riporta Il Messaggero adesso i gestori subiranno una sanzione amministrativa di circa mille euro, che sommata a quelle per altre irregolarità emerse durante il sopralluogo, potrebbe arrivare a fino ai cinquemila euro.

I riscontri effettuati sui prezzi del locale

Va però anche detto che i controlli non hanno riscontrato nessun’altra irregolarità nella somma pagata dalle due turiste, in quanto le voci presenti sullo scontrino sarebbero conformi a quanto scritto sul menù esposto. Infatti, mentre le giapponesi hanno sostenuto di aver mangiato solo due piatti di spaghetti al cartoccio con pesce, dalle copie delle ricevute custodite nel ristorante risulta tutt’altro.

Come sottolinea l’avvocato Carlo Scorza, che assiste i titolari del ristorante, le clienti hanno consumato non solo un primo, tonnarelli cacio e pepe, ma anche due grigliate miste di pesce fresco con contorno di verdure, oltre alle bevande e al servizio al tavolo. In particolare il prezzo del pesce, venduto a peso e poi cucinato, avrebbe fatto lievitare l’ammontare del conto, fino a portarlo a 349 euro e 80 centesimi, a cui sono stati aggiunti gli 80 euro di mancia.

Tuttavia è divampata la polemica sul modo di operare degli esercizi commerciali situati nelle aree più frequentate dai turisti: secondo Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma, è necessario prevedere sanzioni elevate insieme alla sospensione della licenza nei confronti di tutti i locali che “si prendono gioco della clientela”, con comportamenti che, come sostiene l’assessore capitolino al Turismo, Carlo Cafarotti, “danneggiano l’immagine della città nel mondo”.