Rudy Guede, riconosciuto dalla giustizia italiana come unico colpevole dell’omicidio di Meredith Kercher, potrà uscire ogni giorno dal carcere di Viterbo, anche se per poche ore. I giudici del tribunale di Roma hanno accolto in parte l’istanza presentata dai legali dell’ivoriano che chiedeva gli arresti domiciliari, concedendogli la detenzione in un regime di semilibertà. Gli avvocati avevano anche cercato di ottenere l’affidamento ai servizi sociali per il loro assistito, che sta scontando una condanna a 16 anni di reclusione per il delitto della studentessa inglese, ma questa seconda istanza è stata respinta.

Tuttavia, ora Rudy sarà autorizzato a lasciare la casa circondariale per alcune ore al giorno: andrà a lavorare presso il Centro studi criminologici di Viterbo, per poi rientrare la sera nell'istituto penale.

Un detenuto dal comportamento esemplare

Quindi i giudici hanno ufficialmente autorizzato una situazione che di fatto avveniva già da tempo: Guede già aveva intrapreso una collaborazione con l’ente laziale, sulla base dell’articolo 21 del regolamento carcerario. La decisione è stata presa dopo l’udienza dello scorso 20 settembre, mentre il detenuto ha ricevuto la notifica della scelta del tribunale solo nelle ultime ore. Hanno avuto un ruolo fondamentale i pareri di psicologi ed operatori dell'istituto penale, per i quali l’ivoriano – in carcere da 12 anni – ha sempre mostrato un “comportamento esemplare”.

Così la decisione ha tenuto conto del percorso intrapreso da Guede, che nel frattempo si è laureato con il massimo dei voti, prima in Scienze storiche del territorio e della cooperazione e poi in Narrazione cinematografica, presso l’università di Roma Tre.

Il caso del delitto di Meredith Kercher

Al termine di un iter processuale piuttosto travagliato, Rudy Guede – condannato con rito abbreviato – è stato riconosciuto come unico responsabile dell’omicidio di Meredith Kercher, una studentessa universitaria inglese, arrivata in Italia per completare il proprio ciclo di studi presso l’Università di Perugia.

La ragazza è stata ammazzata con 47 coltellate la sera del primo novembre del 2007, nella villetta della città umbra in cui viveva con altre tre colleghe, assenti al momento del delitto. Inizialmente anche l’italiano Salvatore Sollecito e l’americana Amanda Knox erano stati condannati in primo grado per concorso in omicidio, ma dopo diversi anni, al termine dei tre gradi di giudizio i due sono stati assolti nel 2015 dalla Cassazione per non aver commesso il fatto, data la mancanza di prove certe. Inoltre nella sentenza che ha chiuso questa vicenda, che tanta eco ha avuto a livello internazionale, i giudici hanno rilevato i numerosi errori da parte degli inquirenti nel corso delle indagini.