Lunedì pomeriggio, verso le 15, è entrata in un palazzo scelto a caso, un condominio signorile di viale Regina Margherita a Milano. Ha raccontato al custode, mentendo, che doveva recarsi presso lo studio legale che si trova al piano rialzato. Invece ha preso l’ascensore insieme alla figlia di due anni e mezzo, lasciando il passeggino all’ingresso, ed è salita fino all’ottavo piano. Dopo aver poggiato la borsa sul pianerottolo, ha stretto tra le braccia la piccola e si è lanciata dalla tromba delle scale. In molti tra gli inquilini hanno sentito quel tonfo che alcuni descrivono simile al rumore di un mobile che cade a terra; quindi hanno aperto le porte degli appartamenti e sono usciti di casa per capire cosa fosse successo.

La scena a cui hanno assistito è stata spaventosa: la bambina, miracolosamente ancora viva, che chiamava disperatamente la mamma carezzandole il viso insanguinato; ma la donna ormai non poteva più risponderle. Mentre la gente accorsa urlava e si disperava, un’impiegata ha avuto la prontezza di allontanare la piccola e portarla via con sé in attesa dei soccorsi.

La corsa in ospedale per salvare la piccola

In pochi minuti sono arrivati gli uomini del 118, insieme a tre volanti della polizia. Per la madre non c’è stato più nulla da fare: è morta quasi subito mentre la bimba è stata immediatamente portata all’ospedale Niguarda. Le condizioni della piccola sono gravi ma, dopo un intervento delicato, i medici hanno iniziato ad essere più ottimisti.

Con ogni probabilità si salverà, non avendo subito lesioni cerebrali ma una serie di fratture e contusioni al torace ed all’addome. Nel frattempo gli specialisti della scientifica hanno eseguito i primi rilievi sul luogo della tragedia. La vittima è una donna di 43 anni che aveva già avuto due figli di otto e undici anni dalla relazione con il rampollo di una nota dinastia industriale lombarda mentre la figlia più piccola è nata dal legame sentimentale con un altro uomo.

L’udienza per allontanare la bambina dalla mamma

Forse la spiegazione di questo dramma è tutta in una convocazione per un’udienza del Tribunale per i minorenni, fissata per il 26 settembre, che i poliziotti hanno ritrovato nella borsa della suicida. Come racconta il Corriere della Sera la donna, di famiglia benestante, aveva già perso i primi due figli che erano stati affidati al padre a causa dei gravi disturbi di una personalità giudicata immatura e narcisista.

Da una sua relazione successiva è nata la bambina di due anni e mezzo, affidata ai servizi sociali anche se in carico alla madre con cui avrebbe dovuto vivere in una comunità a Milano. Ma la donna, che a volte assumeva della cocaina, l’aveva abbandonata spesso per andare al mare o nei locali. Inoltre la mamma era arrivata anche a falsificare un certificato medico per impedire che la piccola vedesse il papà nelle quattro ore settimanali in cui lui aveva il diritto di incontrarla. L’uomo aveva iniziato così una battaglia legale per allontanare la bimba da quella mamma così pericolosa. Infatti proprio ieri (lunedì 23 settembre) la 43enne avrebbe dovuto incontrare alle 16 il suo avvocato per discutere della strategia difensiva da seguire ma forse il timore di rimanere per sempre da sola l’ha portata a compiere quel gesto così estremo e disperato.