La Guardia di Finanza di Milano, in collaborazione con i colleghi di Busto Arsizio, stamane ha eseguito un'operazione di polizia giudiziaria arrestando l'ex eurodeputata Lara Comi di Forza Italia. Con lei sono finiti agli arresti anche l'amministratore delegato dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale. Per Comi e Orrigoni è scattata la misura del regime degli arresti domiciliari, mentre Zingale è stato condotto in carcere. L'operazione di stamane si inserisce nel filone d'inchiesta denominato "Mensa dei poveri".

Le accuse, a vario titolo, parlano di corruzione, finanziamento illecito e truffa.

Come si ricorderà, infatti, il 7 maggio scorso vennero eseguite ben 43 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti soggetti: tra gli altri si ricordano Nino Caianiello e Fabio Altitonante, insieme all'allora candidato alle Europee, Pietro Tatarella.

Il ruolo della Comi

Secondo quanto riferisce la stampa locale e nazionale, Lara Comi dovrebbe rispondere personalmente di ben tre vicende. Una di queste riguarda un contratto di consulenza ricevuto da un'azienda con sede in Liguria, la quale le sarebbe stata praticata direttamente dalla Afol. In quella circostanza la donna avrebbe promesso sia al dg di Afol, che a Caianiello, parte della quota di quella consulenza effettuata.

Sarebbe stata una collaboratrice della Comi, Maria Teresa Bergamaschi (anche suo avvocato) a mettere tutto questo a verbale, e proprio in quell'occasione, in vista dell'estensione dell'incarico a Zingale, l'ex eurodeputata sosteneva che fosse necessario fare un regalo di Natale al dg della Afol. Si parla di circa 10 mila euro.

L'Ansa riporta anche alcuni stralci delle conversazioni intercettate dagli inquirenti, e in una di queste si sente la Politica che parla con la sua collaboratrice, dicendo: "Io dirò che non ho mai preso niente, non ho mai avuto consulenze con Afol né a società a me collegate che non esistono. Se mi chiedono perché dicono questo, posso dire che eri tu che facevi loro consulenza".

Il secondo episodio per cui Lara Comi è finita sotto indagine riguarda un presunto finanziamento illecito da 31.000 euro ricevuto dall'industriale bresciano Marco Bonometti. Mentre nell'ultimo episodio risulta coinvolto un giornalista che lavorava per lei come addetto stampa, Andrea Aliverti. Il cronista è stato interrogato dai pubblici ministeri che stanno seguendo l'inchiesta, dichiarando che per il suo servizio percepiva 1000 euro al mese. Tale denaro veniva poi rimborsato direttamente da Bruxelles. Aliverti ha anche riferito che il suo compenso sarebbe aumentato a circa 3.000 euro.

Gli inquirenti parlano di 'collaudato schema criminoso'

A seguito degli arresti eseguiti stamane l'autorità giudiziaria ha emanato un comunicato ufficiale con il quale conferma l'avvenuta operazione.

Per le Fiamme Gialle la situazione è apparsa fin da subito molto chiara, in quanto la Comi (che già era finita nel registro degli indagati), nonostante sia giovane, avrebbe mostrato una buona esperienza per ricorrere a metodi criminosi, quindi illegali, per poter aumentare la sua visibilità, sottraendo anche risorse pubbliche. Non solo, ma si sarebbe mostrata anche abile ad incassare appunto finanziamenti ritenuti illeciti dall'autorità giudiziaria.

Quasi sicuramente su questa vicenda ci saranno ulteriori aggiornamenti nelle prossime ore, o al massimo nei prossimi giorni. L'arresto di Lara Comi ha intanto scosso il mondo della politica. Ricordiamo che l'esponente forzista attualmente non è più eurodeputata dal maggio 2019, essendo risultata la prima dei non eletti del suo partito alle elezioni, nel collegio nord-ovest.