Qualche giorno fa, una nota del governo maltese aveva lasciato intendere come Muscat non fosse intenzionato a lasciare la carica di primo ministro. Nonostante ciò, in questi ultimi giorni alcune fonti vicine al partito laburista citate dal Times of Malta rivelano che a partire dall'8 gennaio dovrebbero iniziare le consultazioni per trovare il sostituto del premier. Le presunte dimissioni sarebbero legate agli ultimi risvolti emersi sul caso della 53enne Daphne Caruana Galizia, giornalista e paladina anticorruzione maltese che nell'ottobre 2017 rimase uccisa da un attentato.

Daphne, nata il 26 agosto 1964 a Sliema (distretto commerciale dell'isola di Malta) ha dedicato la propria carriera giornalistica ad investigare per far luce sugli intrighi riguardanti i potenti della piccola isola mediterranea: passata tra le battaglie contro ogni singola forma di corruzione e attività illecita sul territorio maltese, la sua vita è stata un continuo scoprire la verità e riportarla fedelmente, nonostante le minacce e le numerose avversità nei suoi confronti.

Oggi, a più di due anni di distanza, nessuno ha ancora pagato per il delitto, ma di recente le indagini sembrano essere giunte vicine ad una svolta. Ad esempio, dopo l'arresto dell'imprenditore Yorgen Fenech, il 30 novembre questi è stato accusato di aver organizzato o finanziato l'assassinio della Caruana Galizia.

Caso Caruana, l'attentato e l'arresto dei presunti esecutori

Era il pomeriggio del 16 ottobre 2017 quando Daphne Caruana Galizia, curatrice del blog Running Commentary e giornalista per il The Malta Independent, uscì dalla sua casa di Bidnija, a circa 17 chilometri da La Valletta, e salì a bordo di una Peugeot 108 noleggiata poco tempo prima per andare in banca: infatti, dopo alcune accuse rivolte al ministro dell'Economia maltese sulle sue visite in Germania, il suo conto era stato congelato in maniera cautelare.

Dopo essersi messa al volante, un ordigno piazzato all'interno della vettura ed azionato con un detonatore fece sbalzare la sua auto di diversi metri e la lasciò carbonizzata nell'abitacolo. Le guerre contro la corruzione, la pesante eredità di giornalismo investigativo di primissimo livello, il lavoro svolto con i Panama Papers, gli attacchi alla classe politica e imprenditoriale maltese - così come le più di 40 denunce per diffamazione - sono tutto ciò che oggi resta di Daphne dopo quel drammatico pomeriggio.

Dopo anni di minacce e violenze fisiche e verbali, fu una bomba al plastico Semtex a stroncare le battaglie e la rabbia della Caruana Galizia, una delle donne più influenti e controverse della nostra epoca.

Le prime indagini hanno portato, nel dicembre del 2017, all'arresto di 10 uomini, di cui 3 sono stati ritenuti colpevoli di essere gli esecutori materiali dell'attentato: George e Alfred Degiorgio e Vincent Muscat, ancora in attesa di essere giudicati per 6 differenti reati. Invece, per quanto riguarda i mandanti, al momento non vi è ancora alcuna traccia, nonostante l'azione investigativa di una squadra composta da forze di polizia maltesi, FBI e Europol. Lo scorso anno è poi trapelata una notizia che riportava della presunta identificazione di due colpevoli.

L'intermediario e l'arresto di Fenech

Finalmente sembra essere cambiato qualcosa dopo due anni di indagini, ricompense promesse (come quella di 20.000 dollari da parte di Julian Assange) e l'impegno degli inquirenti e di alcuni colleghi di Daphne. A tal proposito è stata fondata la Daphne Project, un'associazione formata da giornalisti provenienti da tutto il globo che puntano a scoprire la verità sul caso della Caruana e a portare avanti le sue battaglie.

Il 19 novembre di quest'anno è stato catturato un uomo sospettato di essere il tramite tra il mandante e gli esecutori. Costui potrebbe essere la tessera mancante di un puzzle che aspetta di essere completato da ormai due anni. Si tratta di Melvin Theuma, un tassista con un passato da usuraio che, come riportato dal Times of Malta, avrebbe ricevuto la grazia presidenziale in cambio della rivelazione dell'identità del mandante.

Il 20 novembre la polizia ha arrestato l'imprenditore maltese Yorgen Fenech mentre cercava di fuggire a bordo del suo yatch. La sua storia, in passato, si è ovviamente intrecciata con quella della Caruana: difatti, proprio una denuncia della defunta giornalista ha portato a galla la presenza di un fondo segreto chiamato 17 Black, con sede a Dubai, da cui avrebbero tratto vantaggio figure di spicco della politica maltese e di cui Fenech pare fosse il proprietario.

Ovviamente la cattura dell'imprenditore 37enne non fornisce alcuna certezza sul fatto che sia realmente lui il mandante, ma ha aperto comunque una serie di scenari interessanti verso quella che potrebbe essere la risoluzione del caso.

In questi giorni il Tribunale di La Valletta ha accusato Fenech di concorso in omicidio.

Caso Caruana, le voci sulle probabili dimissioni di Muscat

L'arresto di Fenech sta avendo degli strascichi di rilievo anche sulla classe politica maltese. Difatti, tra coloro che sarebbero interessati ai movimenti di 17 Black a Panama, ci sarebbero anche Keith Schembri (capo di gabinetto del governo), Konrad Mizzi (ministro del Turismo) e Chris Cardona (ministro dell'Economia). Costoro sarebbero anche sospettati di aver depistato le indagini.

Il 26 novembre Schembri e Mizzi hanno annunciato le rispettive dimissioni, mentre Cardona si è auto-sospeso dall'incarico. Il giorno successivo, l'ex capo di gabinetto è stato interrogato dalla polizia per poi essere rilasciato nonostante le accuse mosse contro di lui da Fenech.

I legali dell'imprenditore avrebbero presentato una domanda di grazia presidenziale (poi respinta) contenente delle presunte prove del coinvolgimento di Schembri.

Intanto il primo ministro Joseph Muscat - che dopo la morte di Daphne aveva affermato che non si sarebbe dato pace finché tutti i colpevoli non fossero stati arrestati - sembra essere pronto a rinunciare alla guida del paese e a rassegnare le dimissioni a gennaio.

Il rapporto tra Muscat e la Caruana Galizia è stato molto travagliato: dapprima alcune accuse rivolte contro di lui sfociarono nelle elezioni anticipate che il politico 45enne riuscì nuovamente a vincere, poi la giornalista si concentrò sulla moglie e in particolare su un fondo della Egrant - scoperto tramite i Panama Papers - grazie al quale Michelle Muscat avrebbe ricevuto del denaro proveniente dal dittatore dell'Azerbaigian.

Il premier e la consorte vennero prosciolti da tutte le accuse nel luglio 2018 al termine di un'inchiesta che era stata aperta in seguito alle rivelazioni della giornalista.

Oggi Muscat sembra essere arrivato al capolinea della sua avventura come primo ministro maltese: visti gli sviluppi degli ultimi giorni, non è da escludere che la fine del suo mandato possa corrispondere anche con la chiusura, o quanto meno un avvicinamento significativo ad essa, di uno dei casi più controversi della storia dell'isola di Malta.