Simone stava facendo allenamento nella palestra della sua Scuola, giovedì 5 dicembre ad Ostia, quando d'improvviso si è fermato ed ha manifestato difficoltà a respirare. Gli insegnanti hanno chiamato subito il 118 alle 12:32 e i sanitari, intervenuti tempestivamente, hanno eseguito le procedure di rianimazione per più di un'ora. Il battito si era ristabilito, quindi Simone è stato caricato a bordo dell'ambulanza per essere ricoverato in ospedale, ma i medici di turno, al suo arrivo, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.

Le fasi disperate del soccorso

La prima scelta degli operatori sanitari dell'Ares 118 è stata l'ospedale Bambin Gesù di Roma, ed hanno quindi richiesto l'eliambulanza, arrivata sul posto alle 13:37, quando era già passata più di un'ora da quando Simone si era sentito male. I medici dell'elicottero e quelli dell'ambulanza si sono allora ulteriormente consultati, constatando che le condizioni del bambino erano troppo instabili dal punto di vista emodinamico, decidendo a quel punto di portarlo all'ospedale Grassi, di Ostia. Alle 13:45 sono partiti con Simone a bordo dell'ambulanza e alle 13:47 sono giunti al Pronto Soccorso in codice rosso. Troppo tardi. Alle 14:15 se ne constatava il decesso. Due minuti per raggiungere l'ospedale.

Un'ora e 25 minuti per decidere di farlo.

La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo per chiarire con precisione i dettagli di tutto l'accaduto e stabilire con chiarezza le cause della morte di Simone.

Il dolore dei suoi compagni di scuola di calcio

"Con te abbiamo condiviso la passione per il calcio", hanno scritto gli amici di squadra e i suoi allenatori su Facebook.

Nello stesso post, si parla di gioie e dolori vissuti insieme a lui, di vittorie e di sconfitte, "Sempre insieme, ciao Simone, vogliamo ricordarti così".

Simone aveva qualche difficoltà di salute, secondo una fonte sanitaria, ed era già in cura al Bambin Gesù di Roma. Ora dovranno essere chiarite tutte le situazioni inerenti la sua tragica morte, a soli 11 anni.

Le indagini sono curate dal nucleo investigativo della Polizia di Roma, coordinato dal Procuratore aggiunto Nunzia D'Elia. Si sono già svolti alcuni interrogatori per chiarire se il bambino stesse effettivamente svolgendo un'attività di carattere sportivo, e di che tipo, e soprattutto se a fronte di ciò la scuola possa esibire un certificato medico che stabilisca le sue condizioni di salute. Nella scuola di Ostia, in via Mar dei Caraibi, erano presenti alcuni defibrillatori, come stabilito dalle norme sulla sicurezza, ma ora le indagini dovranno anche chiarire se fossero stati funzionanti, e se nella scuola ci fossero persone in grado di adoperarli.