Vittima di un tentato femminicidio, rimasta illesa per miracolo dopo un agguato a colpi d'arma da fuoco, bacia appassionatamente l'omicida mancato, quello che considera ancora il suo fidanzato. La foto sta facendo il giro del mondo, suscitando reazioni sconvolte e indignate, specie in paesi come l'Italia dove la violenza di genere uccide sempre con maggior frequenza. Solo in quest'ultima settimana, nel nostro Paese sei casi di femminicidio: donne ammazzate dai loro compagni.

Ad aggravare il quadro, è il fatto che l'immagine sia stata scattata all'interno di un tribunale, a Venancio Aires, nello stato del Rio Grande do Sul, in Brasile.

Lui, Lisandro Rafael Posselt, 28 anni, è stato appena condannato per tentato omicidio, ma lei, Micheli Schlosser, di 25, lo accoglie con benevolenza tra le sue braccia: "L'ho già perdonato perché lo amo", ha sostenuto la ragazza.

Femminicidio, i fatti

Secondo la ricostruzione fatta nel corso delle indagini e confermata in fase processuale, il crimine è scaturito dopo una lite avvenuta lo scorso 14 agosto. I protagonisti di questa storia assurda, Lisandro e la sua fidanzata Micheli, si trovavano in una gelateria a Venancio Aires, loro città natale. Nel locale hanno iniziato a litigare per via di alcuni messaggi che lui ha inviato ad altre e che la ragazza ha ascoltato. Micheli ha perso le staffe arrivando a minacciarlo di denunciarlo per violenza sessuale.

A quel punto, Lisandro è uscito dal locale e sembrava che se ne fosse andato. Invece, dopo poco tempo, è tornato a bordo di una moto armato di un revolver. Amici della coppia si sono accorti che Lisandro era armato e hanno spinto la ragazza nell'auto di uno di loro tentando di metterla in salvo. Il ragazzo ha aperto ugualmente il fuoco sparando sette colpi, cinque dei quali hanno raggiunto Micheli alla testa, al braccio sinistro e alla schiena.

Il ragazzo è stato arrestato subito ed è stato trasferito in carcere in regime di custodia cautelare fino al processo. Lei è stata ricoverata in un ospedale locale: si è salvata anche se i proiettili sono ancora nel suo corpo.

Femminicidio, processo e condanna

Il processo a carico di Lisandro, si è svolto in questi giorni. Il tribunale di Venancio Aires lo ha condannato alla pena di sette anni: cinque per il tentato femminicidio, due per possesso illegale di arma da fuoco.

Una condanna che sconterà in semilibertà: porterà il braccialetto elettronico perché la legge brasiliana non prevede il carcere per chi, incensurato, sia condannato a una pena inferiore agli otto anni. Oltre a ciò, la ragazza lo ha 'discolpato' sia in sede giudiziaria che attraverso i media. Ha sostenuto che lui prima di quell'evento non l'ha mai aggredita, è stato sempre buono con lei e ha riferito d'essere stata lei a provocarlo. Da vittima, sopravvissuta per un caso fortunato, la ragazza si è assunta la colpa dell'accaduto. Sarebbe stato il suo comportamento, a provocare la risposta emotiva 'alterata' di Lisandro.

Quando il giudice João Francisco Goulart Borges ha letto la sentenza di condanna, Michei ha chiesto di potersi avvicinare all'imputato.

Dopo che le è stato accordato il permesso, l'ha baciato con grande trasporto come se non fosse accaduto nulla. A vedere la foto senza conoscere l'antefatto, sembrerebbe il ritratto di una coppia affiatata che si ricompone, magari al ritorno di un viaggio di uno dei due. La scena ha destato stupore, se non scalpore, in tutti i presenti, a cominciare dal giudice Borges. Rivolgendosi a Micheli, si è detto sorpreso che la ragazza intenda ancora avere una relazione con l'uomo che ha attentato alla sua vita sparandole cinque volte, senza mai volere mettersi in contatto con lei durante tutto il periodo trascorso in carcere. Sembra, infatti, che Micheli abbia inviato lettere al ragazzo detenuto senza mai ottenere risposta.

Lei ha dichiarato di averlo già perdonato, amandolo, e che lui ha già iniziato a pagare per l'errore che ha commesso.

Femminicidio mancato, la sindrome di Stoccolma

Micheli non si è persa un'udienza e ha fatto un gesto clamoroso in un'aula di giustizia: baciare il suo carnefice. Oltre a ciò, ha dichiarato in un'intervista alla Gazeta do Sol di essere fermamente intenzionata a sposare il ragazzo che per poco non l'ha uccisa, e di voler trascorrere la vita con lui. Per il procuratore Pedro Rui da Fontoura Porto, si tratta di una situazione che ricorderebbe la cosiddetta 'sindrome di Stoccolma'.

L'espressione fa riferimento a un fatto di cronaca avvenuto nella capitale svedese nel 1973: la rapina in un istituto di credito.

Tra il rapinatore e i quattro ostaggi, nella convivenza forzata per cinque giorni all'interno della filiale della banca, si creò un rapporto affettivo e di complicità. La sindrome, studiata in molti casi di abusi sessuali e di adesione a sette religiose, è molto comune anche nelle violenze domestiche e nei femminicidi in cui le vittime sopravvivono. Micheli ha detto di essere soddisfatta della sentenza e che spera di poter tornare presto alla normalità per sposare chi l'ha quasi uccisa.