In 2500 stanno tornando in Italia, 500 a Firenze, 2000 a Prato che ospita la più nutrita comunità cinese in Italia. Hanno festeggiato il Capodanno lunare in patria dove sono rimasti bloccati a seguito delle misure cautelative adottate dalle autorità cinesi per effetto del coronavirus. Rientrando alle loro abitazioni e attività nello 'stivale', nel giro di poche settimane, il mondo finora conosciuto sembra drasticamente cambiato. Il Covid-19 ha messo in ginocchio la Cina dove il bilancio dei morti e dei contagiati continua a salire. Nel paese del Dragone per provare a fermare l'epidemia che sembra inarrestabile, anche le banconote sono state messe in quarantena.

L'Italia è la seconda patria, per alcuni che ci sono nati la prima. La Regione Toscana si prepara ad accoglierli con misure precauzionali che hanno suscitato una polemica politica.

Coronavirus, rassicurazioni del governatore della Toscana

Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha voluto rassicurare sulla situazione in Toscana. Il governatore ha sottolineato che i 2500 cittadini cinesi, in parte già arrivati, altri in viaggio, provengono dalla provincia di Zhejiang, quarta regione cinese per numero di casi accertati di coronavirus. Rossi ha precisato che in questa provincia dai dati ufficiali risultano 1162 casi di contagio e nessun decesso, mentre nella provincia di Wuhan, epicentro dell'epidemia, i casi di contagio sono saliti a 55mila con oltre 1600 vittime.

Il governatore ha chiarito che al momento non c'è nessun allarme, né alcun caso di nuovo Coronavirus tra le persone di ritorno dalla Cina. La situazione è sotto controllo, ha riferito Rossi, pur nella consapevolezza di dover alzare il livello di attenzione e di prevenzione, ma anche di combattere paura, ignoranza, pregiudizio, fenomeni di razzismo.

Intanto però, tra i cittadini di Prato c'è una certa apprensione. Le strade della città che, dati comunali aggiornati al 31 dicembre 2018, conta 194.590 di cui 22.897 cinesi, sono deserte.

Molte le serrande abbassate e le attività chiuse. In qualche caso, c'è chi in italiano e in cinese ha affisso cartelli per avvisare che la propria attività è momentaneamente chiusa: vince la paura.

All'ingresso di abitazioni civili, alcuni connazionali hanno affisso cartelli, recependo le indicazioni del consolato cinese: consigliano ai loro compatrioti di mettersi in autoquarantena per 14 giorni. Non c'è nessun obbligo, ma è una misura prudenziale vivamente consigliata. Già 340 bambini rientrati dalla Cina, sono stati posti dai genitori in isolamento volontario, per un totale di 1200 persone sotto sorveglianza sanitaria.

Accordo Regione-Consolato: un ambulatorio per test gratuiti

Un ambulatorio nella Chinatown toscana, il primo per diagnosticare i casi sospetti di potenziale contagio da coronavirus e monitorare le persone tornate dalla repubblica popolare cinese. Questa è la misura precauzionale presa dalla Regione Toscana, dopo un accordo tra il governatore Rossi e il console cinese di Firenze Wang Wengang.

L'intesa è stata firmata ieri a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della giunta regionale. La struttura con sede a Osmannoro, Firenze, sarà attiva da domani. Sarà aperta per circa due mesi, tutti i giorni, da lunedì a venerdì, e consentirà tramite prenotazione al cup, di sottoporsi gratuitamente al tampone faringeo: eventuali contagiati, verranno poi assistiti. Prossimo passo: aprire un altro ambulatorio dedicato anche a Prato.

Rossi ha voluto sdrammatizzare la situazione dicendo che al momento il vero problema è la normale influenza, non il coronavirus: è la prima a provocare decessi in Italia. Per questo il governatore ha rinnovato l'appello alla popolazione a vaccinarsi. Il virus ad oggi non circola nel nostro Paese: i 3 casi di contagio finora registrati, sono tutti importati dalla Cina.

Scoppia una polemica politica

Le parole del governatore non hanno convinto tutti. Fratelli d'Italia ha portato la questione in Parlamento. Gli esponenti del partito guidato da Giorgia Meloni hanno anche preparato una lettera ufficiale destinata al ministro della Salute, Roberto Speranza. Domandano come mai la Toscana non applichi i protocolli ministeriali in merito alla profilassi per il coronavirus. Francesco Torselli, coordinatore regionale toscano di Fratelli d’Italia, chiede una presa di posizione ufficiale da parte del ministero della Salute.

Il suo partito mette al bando l'allarmismo, ma non si sente affatto tranquillizzato dalle parole di Rossi. Fratelli d'Italia vuole sapere se il ministro sia a conoscenza delle disposizioni date dalla Regione Toscana, dalla quarantena volontaria alle analisi prenotate a mezzo Cup.

Concetti ribaditi dal deputato toscano di Fdl, Giovanni Donzelli, ospite oggi al programma di Rai3, Agorà. "Farli venire tutti insieme è preoccupante", ha detto Donzelli.