Un boss calabrese è stato tradito dal decreto emanato dal premier Conte, "Io resto a casa", tanto da essere arrestato. Il ricercato in questione, finito in manette, è Cesare Antonio Cordì, 42enne boss dell'omonimo clan della Locride, una 'ndrina che qualche giorno fa ha ricevuto un duro colpo dalla giustizia, in quanto sono stati arrestati dieci affiliati. L'uomo è latitante fin dall'agosto dello scorso anno, quando nell'operazione Riscatto è sfuggito alla retata delle forze dell'ordine. E' stato trovato nascosto in una villetta, sita nella cittadina di Bruzzano Zeffirio, un piccolo centro non lontano dal feudo controllato dagli 'ndranghetisti .

I militari dell'Arma lo hanno arrestato seguendo i movimenti di una persona di sua fiducia

Con gli effetti della quarantena imposta dai decreti governativi anti-contagio è stato facile per i militari avere mano libera contro il boss. Infatti, non sono sfuggiti alle pattuglie in giro per i controlli per il rispetto delle normative governative, gli strani movimenti nella contrada dove hanno trovato il boss, in una zona sulla carta semideserta, ma che in realtà è risultata ben viva. Seguendo i movimenti di una persona, i carabinieri hanno subito pensato ad un latitante nascosto. Pertanto le compagnie di Locri e di Bianco che hanno avuto il supporto dei colleghi del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno deciso di fare irruzione, individuando una villa sospetta.

Gli investigatori, prima di procedere all'arresto, hanno fermato un uomo con delle buste della spesa e lo hanno interrogato per avere delle spiegazioni sui suoi spostamenti. La persona non ha saputo fornire argomenti validi e si è giustificato in modo generico, dicendo che stava portando la spesa ad un amico ammalato. I carabinieri hanno deciso di aspettare il buio della notte per approfondire la possibilità che una persona potesse dimorare in quell''abitazione, una dimora da anni disabitata.

Scesa l'oscurità, hanno notato il bagliore di una sigaretta accesa. Da quel momento non ci sono stati più dubbi ed in tempi rapidissimi è stata organizzata l'operazione che ha portato all'arresto del capo criminale, circondando la villa. Durante l'irruzione, Cordì ha tentato la fuga da una porta secondaria, ma è stato un tentativo inutile.

I Cacciatori della Calabria, reparto specializzato dei carabinieri in operazioni antimafia, hanno fermato il latitante.

Chi è Cesare Antonio Cordì

Cesare Antonio Cordì è figlio di Antonio Cordì detto “u ragiuneri”. E' considerato un elemento in netta ascesa nella 'ndrangheta, anche se ultimamente la magistratura e le forze dell'ordine hanno dato un duro colpo alle famiglie della città di Locri. L'inchiesta giudiziaria, portata avanti dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai pm Giovanni Calamita e Diego Capece Minutolo, ha messo in luce uno spaccato di vita senza regole, dove i boss hanno imposto la loro legge per decenni e hanno dimostrato che la famiglia Cordì ha avuto il controllo di tutto nel paese, dai panifici ai servizi funebri, dalle attività commerciali ai cantieri.

E un ruolo di primo piano lo ha svolto proprio il 42enne, un 'rampollo' che ha scalato rapidamente le gerarchie familiari, tanto da essere ritenuto dai magistrati, e a ragione, una "testa pensante" dell'organizzazione criminale.