Un gruppo di studenti che fanno parte del Coordinamento Studenti Medi Venezia-Mestre, giovedì 5 marzo si è dato appuntamento al centro sociale Rivolta. Di fronte alla psicosi collettiva che si sta affermando in questi giorni a causa del diffondersi del Coronavirus, hanno deciso di seguire un proprio percorso, in un mondo che vuole la gente chiusa in casa, uscire è un atto rivoluzionario.

Contro la psicosi bisogna uscire di casa

In questi giorni il governo per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus ha indetto delle misure cautelative atte a contenere il propagarsi del contagio.

Alle tre disposizioni basilari ossia lavarsi spesso le mani, non stringere la mano e stare a una distanza di un metro dal vicino, si sono aggiunti altri ordini. Uno tra tanti e senza dubbio il più importante, è il divieto a frequentare luoghi affollati. Non tutti però sono disposti ad accettare le indicazioni per fronteggiare l’espansione epidemica. Giovedì un gruppo di giovani, che fanno parte del Coordinamento Studenti Medi Venezia-Mestre, si è dato appuntamento al centro sociale Rivolta. Il messaggio che i giovani hanno lanciato ha scatenato molte polemiche. Contro la psicosi da coronavirus che pervade in questo momento, come “atto rivoluzionario sono usciti di casa e hanno trascorso un’intera giornata insieme.

Hanno pranzato, studiato e poi si sono riuniti in assemblea per discutere della crisi siriana e delle scelte prese dal governo di chiudere biblioteche, scuole, università.

Atto rivoluzionario come denuncia

Mentre tutto il Paese si mobilita evitando contatti personali stretti, un gruppo di studenti poco responsabili e poco inclini a rispettare le regole indicate dal comitato scientifico, ha creato una forma di ribellione contro chi, in questo momento vorrebbe vedere tutta la popolazione chiusa in casa e lo ha fatto dando vita a una "giornata di socialità", con lo scopo di contrastare la psicosi che dilaga tra la gente in queste ore.

Psiscosi motivata dal bollettino di guerra emanato dalla Protezione Civile che fino a domenica 8 marzo ha segnalato 366 decessi, 7.335 casi positivi e 622 guariti. Solo in Lombardia il dato impressionante è stato di 113 morti in 24 ore.

Polemiche sul web

Appena si è diffusa in rete la notizia della "giornata di socialità", non sono mancate le polemiche.

Molti navigatori hanno considerato l’iniziativa irresponsabile. Qualcuno ha fatto notare che nessuno vuole chiudere la gente in casa, ma c’è rischio che l’epidemia possa sfociare in qualcosa di più grave. C’è chi ha additato gli studenti ottusi e egoisti definendo il gesto, non un’azione contro la psicosi, ma un comportamento contro il buon senso che in questo momento di emergenza sarebbe stato doveroso.