Come soldati sulla prima linea del fronte. Pochi, stremati e anche scarsamente equipaggiati, gli infermieri lanciano il loro forte grido d'allarme: "Non c'è più tempo". Lo fanno attraverso un video creato e divulgato dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), denunciando una relativa mancanza dei mezzi di protezione in ospedale e, soprattutto, la carenza di personale che li costringe a turni massacranti.

A rendere ancora più drammatica la vita in trincea degli infermieri, al rischio quotidiano d’infettarsi si aggiunge la paura di portare il virus nelle proprie case.

Allora chiedono la collaborazione di tutti i cittadini in questi giorni di emergenza: “Abbiamo bisogno di voi cari cittadini: chiudetevi in casa, ogni uscita apre la porta al virus”.

Mancano 50 mila infermieri

Li chiamiamo eroi, ora. Ma l’emergenza Covid-19 sta evidenziando tutto il precario stato lavorativo degli infermieri nel nostro Paese, soggetti a una condizione di stress continuo che di solito non vediamo. Secondo un recente studio pubblicato dalla Fnopi, a inizio 2020 la carenza di infermieri in corsia e sul territorio è stata calcolata intorno alle 50 mila unità per un corrispondente dato reale di 5,6 infermieri ogni 1.000 abitanti, ovvero quasi 3 in meno della media europea (8,4).

La quota probabilmente cade ulteriormente in corsia, perché visto lo scarno numero anche un giorno di ferie può in taluni casi incedere e, forse qua e là, anche in virtù di alcune dinamiche ‘furbette’ ancora lontane dalla completa estinzione in Italia.

Emergenza Covid-19: assunzioni a tempo determinato, poi chissà

Per fronteggiare la complicata situazione creata dalla pandemia tantissimi infermieri questo momento sono assunti in tutte le regioni italiane, a cominciare dalla Lombardia dove la necessità è maggiore per l’alto numero di contagiati. Ma si tratta di assunzioni a tempo determinato, di sei mesi per affrontare l’emergenza e poi chissà.

Arruolati nei reparti di rianimazione come liberi professionisti, costretti ad aprirsi la partita Iva e sottopagati a 30 euro, grida Federcontribuenti. Mentre nel loro accorato appello gli infermieri chiedono la collaborazione di professionisti qualificati e soprattutto esperti, non ragazzi gettati al fronte come pedine.

Terapia intensiva, 275 posti letto ogni 100 mila abitanti, negli anni '80 erano 900

Negli ultimi decenni sono state diverse le finanziarie cosiddette ‘lacrime e sangue’ e sempre la scure dei tagli si è abbattuta forte sul Sistema sanitario nazionale, così spalancando le porte a investimenti privati. Ma l’emergenza Covid-19 fin qui evidenzia proprio il rischio di collasso del Sistema.

Il 10% dei casi di Coronavirus finisce nei reparti di terapia intensiva. Ebbene, secondo statistiche OMS il taglio dei posti letto in Italia per quanto riguarda le aree critiche, in questi giorni davvero sottoposte a uno stress senza precedenti, ha ridotto il numero a 275 ogni 100 mila abitanti (dato del 2013) contro gli oltre 900 posti letto (sempre per ogni 100 mila abitanti) degli anni Ottanta.

Impressionante, fra gli altri, il caso del Lazio, dove sono rimasti solo 10 posti letto di terapia intensiva ogni 100mila abitanti.

Il 12 maggio la giornata dell'infermiere

Come ogni anno dal 1974, il prossimo 12 maggio in tutto il mondo si celebrerà la Giornata internazionale dell'infermiere. Esattamente due secoli fa, nella stessa data del 12 maggio, è nata Florence Nightingale, considerata la fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne. Un'antesignana della prevenzione e dell’assistenza: il 21 ottobre 1854, in piena guerra di Crimea, partì per Scutari, in Turchia, con 38 infermiere da lei stessa istruite. Grazie al suo aiuto e alle sue teorie, la mortalità dei soldati inglesi si ridusse in maniera considerevole.

Li chiamiamo eroi, oggi. Lo erano anche ieri e lo sono tutti i giorni. Piuttosto, ricordiamoci di loro una volta passata questa tempesta, perché un giorno potrebbe arrivarne un’altra e anche peggiore.