Nonostante l'emergenza sanitaria legata al nuovo Covid-19 sia arrivata anche in Africa e sebbene Onu e UE avessero chiesto il cessato fuoco anche in virtù dell'emergenza sanitaria in atto nel mondo, il generale ribelle libico Khalifa Haftar ha autorizzato il lancio di tre missili sul centro di Tripoli. Ad essere coinvolte nelle conseguenti esplosioni cinque donne decedute con altri cinque individui feriti. Tra questi anche un bambino.

La risposta di Haftar agli attacchi delle truppe governative

Perché è avvenuto questo attacco, nonostante la richiesta della comunità internazionale, Onu e Ue in testa, di rispettare la tregua per la coincidenza dell'arrivo nel continente nero del Coronavirus?

Qualche giorno fa le truppe governative libiche, fedeli al premier Fayez Serraj, avevano ucciso 25 miliziani provenienti dal Ciad e dal Sudan. Per questo motivo ha avuto inizio un'azione di rappresaglia all'offensiva governativa che il generale Haftar ha voluto condurre iniziando già nella giornata di giovedì 19 marzo con un attacco sferrato nel sobborgo periferico di Ain Zara, nella periferia della capitale libica, dove sono rimaste uccise quattro persone, tra cui tre bambini. A questo hanno fatto seguito ulteriori attacchi portati avanti nella giornata di venerdì 20 marzo nel quartiere di Ben Ghashir, con altre due persone ferite. Il resto è storia di poche ore fa con 3 missili ad interrompere il cessate il fuoco deciso dalle autorità internazionali.

La reazione dell'ambasciata italiana e dell'Onu

Non è tardata la reazione dell'Ambasciata d’Italia che ha duramente condannato l’attacco cogliendo l'occasione per rinnovare al generale Khalifa Haftar e alla sue milizie 'la richiesta di accogliere l'appello per una cessazione delle ostilità'. Servendosi del proprio account Twitter, l'Ambasciata ha anche condannato gli 'inaccettabili bombardamenti che negli ultimi giorni hanno colpito i quartieri residenziali di Tripoli causando numerose vittime civili e da ultimo il centro storico della capitale' auspicando una tregua che possa fungere da ponte per il raggiungimento di un possibile accordo che statuisca il definitivo cessate il fuoco.

Certo non sarà semplice trovare un punto di incontro, specie se si pensa a quanto dichiarato appena qualche giorno fa dal portavoce dell'esercito governativo di Tripoli, Mohammed Qununu: 'Non abbiamo iniziato noi questa guerra. Tuttavia, saremo noi a decidere quando e dove questa guerra finirà'. Parole dure che non lasciano molto spazio all'immaginazione. Solo il tempo restituirà delle risposte convincenti.