Il direttore della MIT Technology Review, Gideon Lichfield, ha pubblicato un articolo sulla rivista in cui ci parla di come potrebbe essere la vita dopo il Coronavirus. Una simulazione dell'Imperial College di Londra ci parla di come potrebbe aiutarci l'imporre "misure di distanziamento sociale" sempre più stringenti qualora si verificassero determinate situazioni. Questo potrebbe portare ad una espansione ancora maggiore della Shut-in Economy, di cui sentiremo parlare molto nei prossimi mesi e che inciderà sul nostro stile di vita, cambiandolo radicalmente.

Coronavirus: cambio radicale della vita quotidiana

Lichfield è convinto che per combattere il Coronavirus, dovremo cambiare radicalmente le nostre vite. I rapporti interpersonali, il modo di fare shopping, il mondo della scuola e tutti gli altri aspetti delle nostre esistenze risentiranno inevitabilmente della pandemia. Secondo il suo articolo "We’re not going back to normal", a risentire di più dell'epidemia saranno le attività che puntano ad assembrare più persone assieme come bar e ristoranti, ma anche luoghi sportivi e sedi di congressi. L'esperto ipotizza che nel breve periodo potrebbero essere attuate delle misure atte a ridurre l'impatto che la pandemia esercita su queste attività. Uno di questi potrebbe essere ridurre i posti nelle sale cinematografiche, far tenere congressi e riunioni in sale molto più grandi con posti molto più distanti e le palestre potrebbero richiedere una prenotazione anticipata degli allenamenti al fine di tagliare il numero di partecipanti durante le singole sessioni.

Ma queste non sarebbero le uniche misure di "distanziamento sociale".

Coronavirus: riduzione dei contatti sociali

Le misure di "distanziamento sociale" sono state proposte dall'Imperial College di Londra.

La ristrettezza di queste oscillerebbe sulla base dei ricoveri ospedalieri per il Covid-19. Più ricoveri vorrebbero dire più misure più estreme.

L'idea sarebbe che ogni volta che il numero di ricoveri in terapia intensiva superi il numero prestabilito, il paese colpito dovrebbe chiudere scuole e università, confinando a casa coloro che abbiano contratto il virus.

Complessivamente tutte le famiglie dovrebbero ridurre del 75 per cento dei contatti. Questo vuol dire che chiunque dovrà fare la propria parte per ridurre al minimo i contatti sociali. Per gli scienziati questo metodo dovrebbe essere attivo due mesi, per poi prendere un mese di pausa, fino a quando il virus non verrà debellato. Tutto questo porterà ad un'esplosione ancora maggiore della Shut-in economy, di cui abbiamo sentito già molto parlare e di cui sentiremo parlare ancora di più nei mesi che verranno.

Coronavirus impulso per la Shut-in economy

La shut-in economy, tradotta letteralmente con "economia chiusa" o "economia tra i confini", è un modello economico che da qualche anno si sta facendo pian piano strada nelle nostre vite.

Il termine si riferisce a tutto quello che è on demand, ovvero usufruito nelle proprie abitazioni, come acquisti dagli e-commerce oppure servizi streaming. Tutto questo stava già avendo ripercussioni sul web.

A seguito delll'epidemia coronavirus la Shut-in Economy potrebbe cominciare ad occuparsi di servizi che prima era impensabile fruire da casa. Per utilizzare un esempio pratico, preso sempre dall'articolo di Lichfield, è possibile che attività come quelle delle palestre non chiudano per sempre i battenti, ma anzi si reinventino. È probabile che comincino a vendere attrezzature per fare esercizio fisico utilizzabili da casa e che mettano in vendita sessioni di allenamento online. È incredibili constatare come tutto questo potrebbe anche avere un risvolto positivo. Le nuovi abitudini potrebbero diminuire l'impatto ambientale, favorendo il ritorno a filiere produttive nostrane e il ritorno a mezzi di locomozione come le biciclette.